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Mediobanca, giù ricavi tv tradizionale nel 2020. Su abbonati streaming (+42%)

Il rapporto realizzato da Mediobanca mostra il rallentamento de settore televisivo tradizionale, in contrasto con l'inesorabile crescita dello streaming

Nel 2020 il giro d’affari aggregato dei 21 principali operatori internazionali privati ammontava a 271,1 miliardi di euro (-7,6% rispetto al 2019), per circa l’85% generato da operatori a stelle e strisce, con sei di essi inclusi nella Top10 della classifica per fatturato. Il primo gruppo non statunitense è Vivendi, settimo con ricavi pro-forma di 8,7 miliardi, mentre tra le altre europee RTL Group è nona (6 miliardi), seguita da ProSiebenSat.1 (11esima con 4 miliardi).

Il gruppo Mfe (15esimo, con 2,6 miliardi) è salito, in più riprese, al 23,9% dei diritti di voto nel capitale del colosso tedesco, quota che può portare alla futura creazione di un gruppo paneuropeo nell’industria dell’intrattenimento e dei contenuti. Nel triennio 2018/2020 – prosegue l’indagine di Mediobanca - i ricavi dei colossi privati del settore televisivo sono diminuiti in media del 2,8%, con il continuo sviluppo delle piattaforme di streaming che ha bilanciato il rallentamento delle tv tradizionali, penalizzate anche dalla cancellazione e/o riprogrammazione di eventi sportivi durante il primo semestre 2020.

Si evidenzia la performance di Netflix, che segna un tasso di crescita medio annuo del 25,8%, con soli quattro altri broadcaster in crescita nel periodo; in territorio negativo gli altri operatori, con cali a doppia cifra per Mfe (-11,7%) e Sony Picture (-12,3%).

Nel 2021 dovrebbe arrestarsi la contrazione del giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano, che dovrebbe raggiungere una crescita dell’8% dei ricavi complessivi, grazie alla ripresa della pubblicità e all’ulteriore accelerazione dei servizi streaming che sfrutterà anche il completamento (previsto per gennaio 2023) del passaggio al digitale terrestre di seconda generazione. In questo contesto è però necessario che l’Italia colmi il gap in essere con i principali Paesi Europei quanto a copertura delle reti broadband Vhcn (Very High Capacity Networks).

Con il possibile raggiungimento della spesa massima disponibile per abbonato, è probabile che gli spettatori inizino a cercare contenuti gratuiti diversificando le fonti media, proseguono gli studiosi di Piazzetta Cuccia, secondo i quali, è quindi possibile prevedere nel prossimo futuro il rallentamento delle sottoscrizioni ai principali player S-Vod e l’incremento dell’importanza delle offerte A-Vod (Advertising video on demand), a vantaggio degli operatori tradizionali del segmento (come RaiPlay e Mediaset Infinity), favorendo l’ingresso di nuovi operatori (Pluto Tv è visibile da fine ottobre 2021) e il lancio di nuove offerte che combinano i business model dei servizi S-Vod, A-Vod e T-Vod (Transactional video on demand).

Con la moltiplicazione delle offerte in streaming, inoltre, crescerà l’importanza degli aggregatori di contenuti come SkyQ e TimVision che offrono agli utenti anche un servizio di orientamento alla visione dei contenuti stessi. Per quanto riguarda il 2020, invece, il giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano ha proseguito il trend calante, scendendo complessivamente a 8,1 miliardi di euro (-6,6% sul 2019), con un’incidenza sul Pil pari allo 0,5%.