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Morandi: "Io, Celentano e Mina a Sanremo". Svelato il piano del "molleggiato"
Gli aneddoti sull'alano di Lucio Dalla e la contestazione che rischiò di fargli chiudere la carriera a 27 anni
Morandi: "Non mi volevano più, ero diventato il simbolo di quello che detestavano"
Gianni Morandi svela alcuni aneddoti sulla sua vita professionale e non solo, come quello legato a Sanremo e al piano di Celentano: "Adriano - racconta Morandi a Il Corriere della Sera - voleva formare un Clan, ma c'era un solo capo, lui. Mi convocò a casa a Milano, c’era anche Mina, e disse: "Facciamo un nuovo Clan. Come in America: Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis. Così Sanremo, Cantagiro, Canzonissima li organizziamo noi. E abbiamo anche la ragazza del Clan" disse indicando Mina, che era libera. Io però - prosegue Morandi - ero sotto contratto con la Rca. Era una grande idea, ma non se ne fece nulla". Morandi poi racconta degli scherzi che gli faceva Lucio Dalla.
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"Una volta - prosegue il cantante a Il Corriere - Lucio venne a casa mia con un alano più grande di lui: "Si chiama Sultan. Tienimelo per tre giorni, ti lascio diecimila lire perché mangia un chilo di carne al giorno". Passa una settimana, e Lucio non torna. Avevo una capretta dolcissima, e Sultan alleato con il mio cane lupo Black se la mangiò, rimasero solo le corna. Così chiamai la mamma di Lucio. "Mi disse che suo figlio non aveva nessun cane di nome Sultan. Voleva rifilarlo a me". Morandi ripercorre anche quel momento brutto della sua carriera. "Il 1971 è stato l’anno della contestazione al Vigorelli. Mi fece molto male. Salgo sul palco, e si alza un boato. Solo che era un boato al contrario. Guardo il pubblico e capisco che ero diventato il simbolo di quello che detestavano. Esattamente il tipo di cantante che non volevano più. Non avevo ancora 27 anni e sembrava già tutto finito. Ma poi per fortuna passarono altri treni".