MediaTech
Pedofili, l’algoritmo di Meta favorirebbe i “predatori sessuali” su Instagram
Le accuse nello studio del WSJ e Università di Stanford e Massachusetts Amherst
Pedofilia, l'algoritmo di Instagram sotto accusa
“L’algoritmo di Instagram aiuterebbe a collegare e promuovere una vasta rete di account dedicati all'acquisto di contenuti sessuali da minori che si muovono sulla piattaforma”, un’accusa grave per uno dei soggetti virtuali più conosciuti al mondo ma al contempo uno di quelli che non permette di capire appieno quale "modus operandi" utilizzi, e cioè “nostro signore algoritmo”. Il preoccupante risultato è nato da un’indagine congiunta realizzata da The Wall Street Journal (WSJ) e le prestigiose Università di Stanford e Massachusetts Amherst . Insomma in un'area del web, comunemente definita “dark web” dove si muoverebbero i peggiori predatori sessuali, l’algoritmo di Meta, secondo l’analisi, favorirebbe approcci equivoci. Di fronte a queste accuse la Commissione Europea, per bocca del suo commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, è corsa ai ripari invitando (molto calorosamente) il suo numero uno esecutivo, Mark Zuckerberg, a porre in atto strategie e misure in grado di bloccare le reti pedofile su Instagram.
Pedofilia, il caloroso invito dell'Europa a Meta di proteggere maggiormente i minori sulla rete
Le parole del Commissario europe sono suonate molto ferme e altrettanto chiare “Abbiamo chiesto a Meta e al suo direttore esecutivo, Mark Zuckerberg, "di agire immediatamente" per proteggere i minori sulla piattaforma". Inoltre lo stesso Commissario ha dichiarato che il codice volontario di Meta per la protezione dei minori non sembra funzionare. Di fronte a questa nuova regolamentazione europea Zuckenberg incontrerà i rappresentanti governativi nella sede californiana, per discutere dell'applicazione della legge sui servizi digitali dell'Unione Europea. La legge quadro è stata denominata “Digital Services Directive”. La DSA, nome ufficiale dello standard, stabilisce obblighi di trasparenza e di accesso agli algoritmi delle grandi piattaforme digitali. Al tempo stesso li costringe a cancellare alla velocità della luce i contenuti illegali. E’ richiesta inoltre di rivedere l’approccio di progettazione degli loro algoritmi. In pratica su quello che si potrà vedere in internet e sui social.