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Stanzione attacca l'intelligenza artificiale, ma non si capisce su cosa
Il presidente dell'Autorità per la privacy si lancia in una nuova crociata contro l'intelligenza artificiale. Ora il Garante fa anche da psicologo
Il nuovo confuso attacco del Garante della Privacy Stanzione all'intelligenza artificiale
Pasquale Stanzione è il presidente della Autorità per la privacy e da qualche tempo è balzato agli onori della cronaca per la sua crociata contro l’Intelligenza Artificiale. In verità non è che si capisce molto il ruolo di questa Agenzia visto che per fare qualsiasi cosa servono appunto i dati che del resto vengono rivelati anche al supermercato sotto casa. Diciamo che da quando c’è l’Agenzia occorre schivare in continuazione le richieste di cookie e contro-cookie per entrare in qualsiasi sito, producendo una notevole perdita di tempo. Insomma un vero flagello digitale che in nome della privacy ci chiede continuamente di acconsentire o no.
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Quando invece ci sono problemi reali, tipo garantire l’anonimato su Google, il percorso è complesso e difficile e quasi sempre si risolve in un nulla di fatto. Ma questo fa parte dell’evoluzione della “burocrazia ostativa” che caratterizza particolarmente l’Italia.
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Qualche tempo fa il Garante si è distinto per l’eccessivo zelo ed ha bloccato – siamo stati i primi al mondo - ChatGpt, cioè l’applicazione più famosa della Intelligenza Artificiale, che deve spaventare particolarmente Stanzione. La motivazione è che i dati dell’utente non sarebbero stati al sicuro e così ha bloccato tutto fortunatamente solo per qualche tempo, date le proteste che erano sorte da parte di utenti e dal mondo scientifico.