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Stipendi Rai, le gaffe di Campo Dall'Orto e la busta paga di Gubitosi

Antonio Campo Dall'Orto, dg Rai, afferma di essere pagato quanto il predecessore, Luigi Gubitosi. Non è così: ecco perché

Gli stipendi Rai stanno diventando un problema per la Rai e per il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto. La loro pubblicazione, da sintomo di trasparenza si è trasformata in una catena di gaffe. A ogni azione una reazione che però sta contribuendo a peggiorare le cose.

Tutto è iniziato con la pubblicazione della lista degli stipendi oltre i 200 mila euroNell'elenco c'è Antonio Campo Dall'Orto: è lui ad avere la busta paga più sostanziosa: 650 mila euro. Le somme hanno portato il direttore generale davanti alla commissione di vigilanza Rai. Il dg ha così descritto la trattativa sul suo compenso: “In tutti i lavori precedenti io ho negoziato il mio stipendio. Per questo incarico ho detto: ‘ditemi voi quant’è’. Mi hanno risposto ‘quanto quello di prima’. E io: ‘va bene’”. Al di là del misterioso interlocutore (il ministero delle Finanze? Il governo Renzi? L'ufficio del personale?), il direttore generale fa intuire di guadagnare quanto il suo predecessore. Ed ecco la gaffe. Luigi Gubitosi ha guadagnato quella cifra per il primo anno e mezzo del suo mandato. Poi, dal 2014, si è ridotto lo stipendio in linea con le indicazioni del governo che imponevano un tetto a 240 mila euro. Questa è la busta paga di “quello di prima”.

Il limite agli stipendi Rai era già stato introdotto dal governo Monti. L'esecutivo Renzi lo ha abbassato, introducendo anche la retroattività: chi ha sforato il tetto doveva restituire parte dello stipendio. Il taglio arriva su 42 dipendenti Rai.

E allora perché c'è chi percepisce 650 mila euro? Le condizioni sono cambiate nel maggio 2015, quando viale Mazzini emette un bond da 350 milioni. È conveniente dal punto di vista finanziario perché consente di reperire risorse in modo rapido e a tassi bassi, ma fa saltare il limite, cui per legge non sono soggette le società che “emettono titoli negoziati su mercati regolamentati”. L'allora direttore generale Luigi Gubitosi riprende in mano la lista dei 42: tiene sotto i 240 mila euro chi non ha un incarico proporzionato a quella cifra. Concede ai direttori di reti e tg di arrivare a 300 mila euro. Con due eccezioni: Antonio Marano e Giancarlo Leone, cioè coloro che percepivano lo stipendio maggiore, arrivano a 360. Gubitosi resta a 240 mila euro.

Il tetto non c'è più: non c'è una legge che vincoli Campo Dall'Orto. Ma le regole sono una cosa e l'opportunità un'altra. E la gaffe sugli stipendi ha alzato un polverone che l'azienda sta cercando di abbassare. Con una scelta che la dice lunga sull'agitazione che circola in viale Mazzini: una lettera che vieta “a ogni lavoratore subordinato o autonomo” di “rilasciare interviste non autorizzate a organi di stampa, connesse al ruolo aziendale (e comunque al rapporto di lavoro) o su tematiche attinenti fatti aziendali in senso ampio”. La comunicazione è una “competenza esclusiva del cda, del presidente e del direttore generale”.