MediaTech
Trump bloccato dai social? Crea un grave precedente,urge una nuova Magna Carta
Lettera alla redazione
A seguito dell’assedio di Capitol Hill, in cui evidentemente i manifestanti hanno spinto troppo oltre il loro diritto di manifestare, si sono susseguiti episodi gravi di arbitraria limitazione della libertà di espressione ai danni di Donald Trump e dei suoi sostenitori. I principali social media del Presidente degli Stati Uniti, già sovra-monitorati durante la campagna elettorale delle elezioni presidenziali 2020 (Twitter, come ricorderete, segnalava prontamente i tweet che a suo giudizio contenevano potenziali fake news), sono stati chiusi temporaneamente o definitivamente. Una piattaforma social, Parler, addirittura non è più scaricabile, è stata eliminata dai server di Apple, Google e Amazon perché usata da troppi “sovranisti” e “filo-trumpiani”. Delle aziende private, quindi, hanno censurato il presidente della prima potenza mondiale e la fetta di popolazione in linea con il suo pensiero.
Tutto ciò è grave ecostituisce un precedente pericoloso. Tutto ciò è in contrasto con il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966) che recita all’articolo 1 che “ogni individuo ha diritto a non essere molestato per le proprie opinioni” e all’articolo 2 prosegue: “ogni individuo ha il diritto alla libertà di espressione; tale diritto comprende la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, senza riguardo a frontiere, oralmente, per iscritto, attraverso la stampa, in forma artistica o attraverso qualsiasi altro mezzo di sua scelta”. La nostra Costituzione, parimenti, all’articolo 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Le linee guida e le policy interne di una piattaforma social non possono violare il diritto internazionale e le carte costituzionali degli Stati nazionali.
Inoltre, i social media, se realmente sono solo dei contenitori, dei mezzi, dei media appunto, non possono comportarsi come editori.
Le incongruenze dei comportamenti delle big tech sono sempre più palesi quando vediamo che viene preso di mira il presidente della più grande democrazia mondiale, che peraltro nei suoi quattro anni di presidenza non ha dato inizio a nessuna guerra, e invece dittatori o leader politici che realmente istigano, legittimano o ordinano violenze, discriminazioni, guerre, non ricevono lo stesso trattamento.
E’ sempre più evidente, altresì, che concetti come le fake news e l’incitamento all’odio, difficili da individuare e da circoscrivere in maniera univoca, sono usati in maniera opaca, se non addirittura strumentale e con doppiopesismo, per negare un pensiero ed imporne un altro.
Ciò che accade Oltreoceano, solitamente, ha ripercussioni nel tempo anche qui da noi. Non possiamo permetterlo. In questo tempo complesso di pandemia e di limitazioni, urge riaffermare con forza e senza esitazione le libertà fondamentali, tutte, nessuna esclusa, a cominciare dalla libertà di espressione. Non possiamo assopirci e accettare di rinunciare a ogni diritto.
Urge una nuova Magna Carta per riappropriarci di ciò che è nostro e che ci sta venendo silenziosamente sottratto giorno dopo giorno: la libertà di pensare, la libertà di esprimerci e, quindi, di essere ciò che siamo.
Mi rivolgo, in particolare, alla classe dirigente del nostro Paese e ai leader politici tutti.
Non avete esitato a prendere platealmente le distanze dalle azioni politiche di un presidente eletto dai cittadini, ma (salvo eccezioni) non avete preso le distanze con la stessa forza dalle big tech, società private che hanno dimostrato e stanno dimostrando un comportamento censorio senza precedenti.
Abbiate il coraggio di condannare la censura, chiunque colpisca, di assicurarci che mai sarete complici di queste derive antidemocratiche e cominciate a ideare una strategia efficace di contrasto a questo fenomeno lesivo dei nostri diritti.
Grazie.
Distinti saluti,
Umberto La Morgia