MediaTech

Vice Media a un passo dalla bancarotta, editoria Usa nel caos

di Lorenzo Goj

Dopo il caso di BuzzFeed, il colosso canadese del giornalismo online vira verso il fallimento

“Fare cose stupide in maniera intelligente e cose intelligenti in modo stupido”. Vice, infatti, per citare uno dei suoi fondatori (Gavin McInnes), ha fatto di questo concetto la propria chiave di volta. Nella stessa bacheca, infatti, si possono ancora trovare (non in Italia, nel nostro Paese la pubblicazione si è congelata il 28 marzo), notizie che parlano della guerra in Ucraina e, immediatamente a fianco, di una guida su “come fare la cacca”. Il tutto, confezionato utilizzando toni provocatori, linguaggio scurrile, immagini violente e foto a sfondo sessuale per attirare il più possibile il lettore.

Secondo il presidente (nonché tra i fondatori) di Vice Media, Shane Smith, la “storia” perfetta deve essere “semplice, avere un aggancio e avere un pugno in faccia”. Secondo Ryan Duffy, tra i più rinomati inviati della testata canadese, le storie di Vice devono superare una sorta di test: “La racconteresti a un tuo amico mentre state bevendo qualcosa al bar? Se sì, allora è la storia che stiamo cercando”.

Ebbene, per quanto questo tipo di giornalismo accompagnato dal digitale abbia dato vita a una vera e propria epoca, sembra che ormai non tiri più come una volta. Invece, seppur criticati e sminuiti per questioni come il “paywall”, colossi esistenti da centinaia di anni come il New York Times, esponenti del giornalismo “classico”, rimangono, seppur con qualche difficoltà, sempre in piedi.