Medicina

Alzheimer, più luci che ombre sul nuovo promettente farmaco

di Daniele Rosa

Il Lecanemab, negli studi, ha rallentato del 27% il declino della memoria e del pensiero

Alzheimer, dal Lecanemab una speranza concreta contro la malattia

La città: San Francisco, l’evento; la conferenza clinica sull’ Alzheimer, il protagonista: il Lecanemab il nuovo promettente farmaco che sembra poter dare speranza ai tanti malati soprattutto perchè sembra poter essere in grado di rallentare lo sviluppo della malattia. "C'era una sensazione di euforia, come se questa fosse una pietra miliare nella lotta contro il morbo di Alzheimer" hanno sostenuto diversi clinici ed in particolare Eric Reiman, direttore del Banner Alzheimer's Institute di Phoenix. Dello stesso tono altri commenti “Siamo piuttosto entusiasti di avere finalmente qualcosa", "Non è una cura, ma è davvero un nuovo inizio". Ma su cosa si basano questi commenti entusiasti? Sui risultati, innegabilmente positivi, di uno studio su quasi 1.800 persone nelle prime fasi dell'Alzheimer. Coloro che hanno ricevuto Lecanemab per 18 mesi hanno riscontrato un rallentamento del 27% sul declino della memoria e del pensiero. Lo studio è stato finanziato dalla casa farmaceutica Eisai, che sta sviluppando il farmaco, un anticorpo monoclonale, insieme agli americani di Biogen.

Alzheimer, le luci e le ombre del nuovo Lecanemab

Ma per contro non mancano i pareri critici che indicano come i benefici del farmaco siano modesti, a fronte di rischi significativi come gonfiore e sanguinamento del cervello. Ma la maggior parte della comunità scientifica, dopo decenni di frustrazione con altri farmaci simili, sembra voler rimanere ottimista. Lecanemab contiene anticorpi monoclonali da laboratorio progettati per rimuovere una sostanza chiamata beta-amiloide dal cervello. Il beta-amiloide è una proteina che tende a formare grumi nel cervello delle persone con l'Alzheimer, e successivamente placche, segno distintivo della malattia. Ma i fallimenti in questo campo sono stati molti e nessuno anticorpo era riuscito, fino ad ora, a rallentare il declino della memoria e del pensiero associato all'Alzheimer. Adesso i risultati con Lecanemab sono molto più chiari con effetti su una serie di misurazioni cognitive e funzionali che sono importanti per le famiglie e gli operatori familiari.

Alzheimer, i tempi di approvazione da parte dell'FDA 

La FDA dovrebbe dare un'approvazione condizionata già all'inizio del 2023 e poi il via libera nel corso dell'anno. Se approvato il Lecanemab sarà dedicato a pazienti nella prima fase della malattia, circa 2 milioni dei 6 milioni di persone toccate. Rimangono però le ombre e la preoccupazione più comune è una condizione nota come ARIA, o anomalie di imaging correlate all'amiloide. Due forme di ARIA sono spesso state osservate nelle scansioni cerebrali di persone che assumono farmaci amiloidi. Una forma comporta gonfiore, l'altra sanguinamento. Nello studio sul lecanemab, oltre il 12% delle persone che avevavo assunto il farmaco presentava gonfiore e oltre il 17% presentava sanguinamento. Ma la realtà sembra essere meno allarmante. e i clinici confermano che gli effetti collaterali sono comunque transitori, da lievi a moderati e si risolvono. Solo in rari casi, tuttavia e come in moltissimi farmaci, i pazienti possono subire danni cerebrali o addirittura la morte. Come per tutti i farmaci ci saranno pazienti per i quali questa non è una buona terapia. Tra le voci contro alcune dicono che "Il restringimento del cervello rappresenta la progressione della malattia e ciò che è un po' preoccupante è che questi farmaci potrebbero peggiorare il processo degenerativo". In ogni caso il mondo scientifico si è sempre diviso sugli effetti collaterali di molti farmaci, quelli contro il cancro in primis. Ma la verità é che, come spesso accade, molti pazienti e i loro medici saranno disposti a correre dei rischi. Il lavoro dei ricercatori sarà sempre quello così di ridurre al minimo il rischio.