Medicina

Il Covid e la riforma del sistema sanitario: tra il Pnrr e le scelte regionali

La Lombardia inverte la rotta dopo il fallimento della Legge 23, ma rimane il problema della separazione tra sociale e sanitario che riguarda tutto il Paese

Nuovi approcci con gli anziani

“Abbiamo elaborato una Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società, che verrà presentata dal Governo al G20, nella quale si delinea una visione generale che deve presiedere ogni riforma superando quella divisione tra sociale e sanitario che appare ancora anche nel Pnrr”, ha aggiunto Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Commissione per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana. “Il cuore di questa Carta e della riforma che la Commissione propone è ripartire dai problemi degli anziani per prenderci cura di loro in una logica di continuum assistenziale. Si deve ridefinire l’assistenza domiciliare integrata, rendendola continuativa e adeguata a partire dalla presa in carico di mezzo milione di anziani non autosufficienti; le 17 ore l’anno sono nulla. Servono centri diurni, centri di riabilitazione per persone con malattie croniche e degenerative. I servizi residenziali vanno usati solo per la popolazione anziana che ne ha davvero bisogno con l’impegno di poter tornare nel proprio domicilio. Sono essenziali, infine, la digitalizzazione e il superamento delle barriere architettoniche, la promozione del co-housing e di altre formule, in una logica di superamento della barriera tra sociale e sanitario. Occorrono circa 9 miliardi per mettere in atto questa nuova prospettiva per la quale servirà anche una nuova proposta normativa”.

Serve più concertazione con le regioni

Giuseppe Milanese, Presidente di Confcooperative Sanità, ha osservato che “in Italia solo il 2,9% degli anziani sono presi in carico attraverso l’assistenza domiciliare integrata, con un aumento di appena lo 0,2% dal 2017 e un quadro regionale fortemente frastagliato, con 17 ore annue in media. I posti letto residenziali sono 14,41 per ogni 1.000 abitanti over 65 con un’offerta tutta concentrata nel Nord del Paese. Tutto ciò si traduce in un mercato dell’assistenza opaco e poco qualificato, con 1.018.000 badanti in Italia di cui il 60% non in regola, per un totale di 44 badanti ogni 100 over 75 non autosufficienti. La spesa delle famiglie per le badanti ammonta a 8 miliardi, in un rapporto quasi 1:1 tra operatori professionali del pubblico e del privato e badanti. Da qui si ricava la necessità di un circuito assistenziale per la presa in carico degli anziani che preveda integrazione tra i setting assistenziali, integrazione tra professionisti, personalizzazione degli interventi, appropriatezza delle prestazioni ed empowerment del paziente. Serviranno, quindi, una regia nazionale unitaria, delle regole d’ingaggio certe ed omogenee per un modello di sanità territoriale organizzato su standard strutturali, tecnologici e organizzativi trasversali alle Regioni e infine reti territoriali multiprofessionali per la strutturazione di percorsi integrati in un quadro di partenariato con il SSN”. Roberto Messina, Presidente di Senior Italia FederAnziani e Vice Presidente dell’Intergruppo, ha aggiunto: “Nella Commissione per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana occorrerebbe già una concertazione con le Regioni, per rendere più agevole il passaggio alla realizzazione pratica delle decisioni assunte in quella sede. Le altre criticità che andranno affrontate con grande consapevolezza sono quella dell’attuazione delle riforme proposte nei piccoli comuni, dove si incontreranno sicuramente ostacoli diversi e la grande sfida di alfabetizzare dal punto di vista digitale una popolazione di over 75 con un basso grado di scolarizzazione come quella attuale”.