Medicina
Il Covid e la riforma del sistema sanitario: tra il Pnrr e le scelte regionali
La Lombardia inverte la rotta dopo il fallimento della Legge 23, ma rimane il problema della separazione tra sociale e sanitario che riguarda tutto il Paese
Le aziende ospedaliere, le case di comunità e gli ospedali di comunità
“Per valorizzare i centri di eccellenza lombardi nell'ambito dell'erogazione di prestazioni sanitarie di elevata complessità e specializzazione si prevede la possibilità di istituire aziende ospedaliere. Tali strutture - hanno fatto sapere da Palazzo Lombardia - erogheranno prestazioni sanitarie di elevata complessità e garantiranno la continuità dei percorsi di cura in integrazione con gli altri erogatori. La possibile istituzione delle aziende ospedaliere dovrà tenere conto dei modelli organizzativi territoriali attraverso un'analisi approfondita che sarà effettuata dall'assessorato al welfare entro 24 mesi dall'approvazione della legge regionale e sarà sottoposta al parere preventivo della commissione consiliare competente”. Le case della comunità andranno invece “a rimodulare l'esperienza oggi rappresentata dai Presst e saranno la struttura fisica in cui opereranno team multidisciplinari di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti e assistenti sociali”. L'obiettivo, spinto anche dal Pnnr, è individuarne una almeno ogni circa 50.000 abitanti. L'altro soggeto previsto è quello degli ospedali di comunità, “oggi rappresentati dai Pot, le strutture di ricovero di cure intermedie che si collocano tra il ricovero ospedaliero tipicamente destinato al paziente acuto e le cure territoriali. Si prevede di realizzare almeno un ospedale di comunità per ogni Asst. Gli ospedali di comunità - hanno chiarito dalla Regione - si collocheranno all'interno della rete territoriale e saranno finalizzati a ricoveri brevi destinati a pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica, di livello intermedio tra la rete territoriale e l'ospedale”.
Il nodo della separazione tra sanitario e sociale
Altra novità riguarderà le centrali operative territoriali, che “saranno strumento che faciliterà l'accesso del cittadino al sistema delle cure territoriali. Il Pnnr prevede che sia individuata una centrale in ogni distretto e siano configurate come punti di accessi fisici e digitali collocati all'interno dei singoli distretti”. Resta sul tavolo uno dei punti maggiormente dibattuti da quando conviviamo con il Coronavirus: quella dicotomia tra assistenza sociale e sanitaria che rende difficile la presa in carico della persona in quanto tale e non “solo” come paziente, distinzione che ai più potrà sembrare capziosa, ma che in realtà modifica radicalmente i paradigmi nell’approccio alla cura. Se ne è discusso anche in Parlamento, dove l’Intergruppo “Longevità” ha organizzato una riunione sui nuovi approcci all’assistenza sanitaria: dalle Rsa alla domiciliarità. Nel corso dei lavori è stata evidenziata la necessità di passare da una sanità di prestazioni a una sanità di continuità e utilizzare al massimo il Pnrr nella logica di rivisitazione del Sistema Sanitario Nazionale per arrivare a nuovi modelli di presa in carico degli anziani che consentano di rispondere meglio ai bisogni di una popolazione longeva. “La pandemia ha messo a nudo le lacune dell’assistenza territoriale, che per troppi anni ha sofferto di uno sbilanciamento tra cure territoriali e ospedaliere. Dobbiamo arrivare a un’integrazione tra ospedali, sistemi intermedi e domicilio per rispondere a bisogni di salute più complessi e in questo senso gli investimenti del PNRR sono una grande risorsa che consentirà di avviare un percorso di revisione del nostro Servizio Sanitario nazionale. Sarà cruciale valorizzare i presidi territoriali già esistenti e le strutture intermedie, il post acuzie, che consentirà di sgravare le strutture ospedaliere, offrendo luoghi intermedi tra la casa e l’ospedale. Ma non va trascurata l’assistenza domiciliare integrata, fondamentale per la presa in carico degli anziani cronici che spesso vivono soli. Occorre potenziare il personale dedicato a queste prestazioni”, ha detto il Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.