Medicina

La biopsia futura? Addio radiazioni Tac grazie alla realtà aumentata

di Redazione Medicina

Lo studio pilota è stato realizzato dall'IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio di Milano

Per rendere possibile questa applicazione, prima di eseguire la prima scansione Tac, alcuni marcatori radiopachi, ben visibili ai raggi X, vengono applicati sul corpo del paziente attorno alla lesione da trattare. Un marcatore viene anche posizionato sull’ago che viene utilizzato per la biopsia. Una volta acquisito il volume del corpo del paziente attraverso la Tac e identificata la lesione, un software specifico, tramite una telecamera, riconosce i marcatori cutanei dotati di QR Code e li accoppia con quelli identificati sulla Tac. Questo permette di costruire un modello tridimensionale di realtà aumentata che consente all’operatore di “navigare” (virtualmente) e di visualizzare la lesione e il percorso dell’ago, in tempo reale, all’interno del corpo del paziente. Il tutto viene integrato con un visore ottico indossato dall’operatore, che rende tutta la procedura più immersiva e realistica. Durante lo studio è stato dimostrato come si sia riusciti a ridurre il numero di scansioni Tac (e quindi la dose di radiazioni) di oltre il 50%.

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“Questa tecnologia, che si è rivelata sicura ed efficiente, ci permette di vedere, virtualmente, attraverso il paziente e di eseguire la procedura senza il supporto di Tac sequenziali, con un evidente vantaggio, poiché si riduce significativamente la dose di radiazioni” afferma il professor Luca Maria Sconfienza. “Auspico che questa nuova procedura possa entrare a pieno titolo nella pratica clinica quotidiana, nell’ottica di offrire ai nostri pazienti soluzioni sempre più avanzate, ma anche sostenibili”.