Medicina
Le proprietà antivirali del Resveratrolo polifenolo di una pianta dell’Asia
Le osservazioni del prof Davide Zella (Università Maryland) e del prof. Giovanni Scapagnini di Sinut
Una nutrizione equilibrata e adeguati interventi alimentari sono fondamentali nel controllo e gestione delle infezioni virali. Una studio internazionale ha evidenziato l’azione immunomodulatoria e immunoregolatoria svolta dal Resveratrolo, un polifenolo estratto principalmente dalle radici del Polygonum Cuspidatum, pianta originaria dell’Asia orientale, efficace nel contrastare la replicazione virale e studiato, in vitro, anche in relazione ai meccanismi dell’infezione da Sars Cov2
Il sistema immunitario è la nostra difesa contro gli “invasori” esterni (virus, batteri, funghi, parassiti), che possono entrare all’interno dell’organismo in modi diversi, per esempio attraverso l'aria, le ferite, il cibo ingerito o a seguito di rapporti sessuali.
Oltre agli agenti patogeni (microrganismi potenzialmente in grado di provocare malattia), il sistema immunitario combatte anche le cellule dell'organismo che presentano anomalie, perché danneggiate o infettate da virus, oppure le cellule tumorali. In parole semplici, la sua funzione è quella di chiedere agli agenti esterni la “carta d’identità” per riconoscere chi è amico, nemico o semplice conoscente, e agire di conseguenza. Il concetto di immunità non fa riferimento solo alla funzione “antiinfettiva” ma va inteso come la capacità del sistema di conservare un’identità ed un’integrità delle strutture organiche in costante equilibrio. L'importantissima attività protettiva svolta dal sistema immunitario innesca una sorta di “battaglia” contro i patogeni, in cui vengono organizzate le “truppe cellulari” schierate seguendo due linee difensive.
La prima linea di difesa del sistema immunitario e’ costituita dalla risposta innata e comprende innanzitutto le barriere fisiche e chimiche (sudore, lacrime, saliva, muco, ecc ). Successivamente vengono innescate le risposte non specifiche che agiscono in tempi rapidi e a livello locale. La seconda linea di difesa è data da una più potente risposta adattabile specifica che si attiva a livello “sistemico”. Se un patogeno supera le prime barriere fisiche, il sistema immunitario innato recluta alcune cellule deputate a tale compito per fornire la seconda risposta immediata, che non è specifica. Il concetto di primaria importanza della successiva linea di difesa è quella dell’ immunità acquisita (adattativa o specifica) non presente alla nascita, e spiegata dal prof Davide Zella, biologo molecolare e codirettore del Laboratorio di Biologia delle Cellule Tumorali, Institute of Human Virology dell’Università del Maryland (USA): “Si tratta di un processo di apprendimento che si struttura quando il sistema incontra invasori esterni, iniziando a sviluppare una “risposta specifica” che porterà a distruggere specifici antigeni precedentemente incontrati e si manterra’ per un tempo piu’ o meno lungo. È un’immunità caratterizzata da tre fasi, contraddistinta dalla capacità di imparare, adattarsi e ricordare, attraverso un processo di riconoscimento, training e memoria”.
La buona notizia è che il nostro sistema immunitario può essere “allenato” per meglio rispondere all’attacco di agenti patogeni, quella meno buona è che questo allenamento tuttavia non ci evita, con certezza matematica, di contrarre le malattie. Talvolta infatti il sistema immunitario può trovarsi in difficoltà e non riuscire a svolgere appieno le proprie funzioni protettive. Le cause di ciò possono essere molteplici, dallo stress all’affaticamento fino ad arrivare a fattori di natura patologica.
Il nostro sistema immunitario, anche quando funziona alla perfezione, non ci evita, in termini assoluti, il rischio di infezione virale, ma alcune variabili influenzano certamente l’esito della partita in campo: tra queste sicuramente la predisposizione individuale di partenza e l’entità della carica virale. Il sistema immunitario, inoltre funziona meglio o peggio in relazione a numerose variabili ambientali e legati allo stile di vita.
“L’eta’ di un individuo rappresenta una variabile molto importante sulla fisiologia del sistema immunitario. L’invecchiamento ad esempio - spiega il prof. Giovanni Scapagnini, ordinario di Nutrizione Clinica presso l’Università del Molise e vicepresidente di Sinut (Società Italiana di Nutrizione)- è tipicamente associato a un progressivo declino funzionale del sistema immunitario. Questo fenomeno, noto come immunosenescenza e’ un aspetto critico alla base della maggiore fragilita’ degli anziani. L'età avanzata influisce negativamente su tutte le fasi della risposta immunitaria, coinvolgendo sia l’immunita’ innata che quella adattativa, e causando una disregolazione dei processi infiammatori, con lo sviluppo di un tipico stato infiammatorio subclinico chiamato inflammaging”.
Ci sono diverse conseguenze dell'immunosenescenza dipendente dall'età, tra cui una maggiore suscettibilità alle infezioni, alle neoplasie e alle malattie autoimmuni, cosi come una ridotta risposta alla vaccinazione. Un’ulteriore variabile rilevante è lo stress, che ha notevole impatto sul sistema immunitario. Numerosi studi epidemiologici hanno chiaramente mostrato come le situazioni stressanti aumentino in generale il rischio di mortalita’ per ogni causa, e nello specifico peggiorino le capacita’ dell’efficacia difensiva del sistema immunitario. La Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) e’ una branca della ricerca medica che studia proprio le conseguenze dello stress sulla salute in funzione dell’interazione tra cervello, sistema endocrino e risposta immunitaria. E’ un tema molto attuale e particolarmente delicato, come recentemente sottolineato anche dall’OMS. Infatti situazioni come quella che stiamo vivendo rappresentano una fonte di stress difficilmente controllabile, i cui effetti a lungo termine sulla salute sono ancora tutti da valutare.
Un’altra variabile estremamente importante riguarda la nutrizione. La nostra comprensione della rilevanza della nutrizione per la salute umana, e dei meccanismi alla base di tale influenza, è profondamente migliorata negli ultimi decenni. E’, infatti sempre più evidente come i composti naturali presenti nella dieta rappresentino una variabile fondamentale in grado di condizionare diversi aspetti della salute umana, inclusa l’efficacia della risposta immunitaria.
“Sappiamo da anni che specifiche carenze nutrizionali causano serie alterazioni della risposta immunitaria-prosegue il prof. Scapagnini-esponendo l’organismo a maggiori rischi di contrarre infezioni. Il sistema immunitario è infatti strettamente regolato dalla disponibilità di nutrienti e dal metabolismo. Un apporto nutrizionale equilibrato e’ sicuramente la base per supportare le funzioni dell’organismo, incluse quelle immunitarie, ed anche per ridurre il rischio di comparsa di malattie (non solo infettive). La mancanza di alcuni nutrienti o micronutrienti essenziali, quali aminoacidi e vitamine causano rapidamente difetti e depressione del sistema immunitario”.
Sono inoltre numerosi gli studi osservazionali e di intervento a supporto della possibilità che molti altri principi attivi contenuti nei cibi possano supportare la fisiologia e il corretto funzionamento della risposta immunitaria, nelle diverse età della vita o in momenti di emergenza sanitaria, come quello che stiamo vivendo. L’immuno-nutraceutica, cioe’ lo studio di principi attivi in grado di supportare le funzione del sistema immunitario derivati da cibo o piante edibili, sta diventando un tema di grande interesse scientifico e con enormi potenziali risvolti sulla salute generale. Recentemente ad esempio e’ stato chiaramente evidenziato da numerose ricerche, come la flora batterica intestinale giochi un ruolo importantissimo nel modulare le funzioni del sistema immunitario, suggerendo un potenziale impiego dei probiotici anche in chiave ti supporto alle funzioni immunitarie. Sappiamo inoltre da qualche anno che alcune sostanze, come ad esempio i betaglucani presenti nel lievito del pane o in alcuni funghi, hanno la capacita’ di “allenare” la risposta immunitaria innata, cioe’ quella aspecifica, promuovendo quindi una piu’ rapida ed efficace capacita’ di difesa contro agenti patogeni verso cui non abbiamo sviluppato ancora una memoria immunitaria. Ci sono poi numerosi composti fitochimici, cioe’ non-nutrienti presenti nelle piante, nella frutta e nella verdura di cui ci nutriamo, in grado di esercitare una modulazione di varie funzioni del sistema immunitario. Le fitomolecole, come i polifenoli e i carotenoidi, sono stati studiati per anni in funzione dei loro riconosciuti effetti benefici sulla salute umana, e che includono tra l’altro attività antiossidanti, antiinfiammatorie e di regolazione del metabolismo energetico. Studi condotti su modelli animali e sull’uomo hanno inoltre dimostrato che i fitochimici, in particolare i composti polifenolici, possono modulare diversi aspetti dell'immunosenescenza, soprattutto promuovendo una regolazione della risposta infiammatoria e dell’inflammaging. Ad esempio, il consumo di frutta, verdura e nel contesto della dieta mediterranea l’uso di olio d'oliva extra vergine ricco in polifenoli, ha dimostrato di indurre cambiamenti benefici nel fenotipo e nella risposta delle cellule della risposta immunitaria innata, nonché nel microbioma intestinale con conseguente minore prevalenza di infiammazione e quindi promozione di una migliore capacità di difesa dell’organismo dai patogeni. Supportare il sistema immunitario anche dal punto di vista nutraceutico, sembra rappresentare quindi una strategia molto importante per supportare le funzioni del sistema immunitario, a tutte le età, ma soprattutto durante l’invecchiamento.
Un autorevole studio scientifico internazionale intitolata “Resveratrol, Rapamycin and Metformin as Modulators of Antiviral Pathways” pubblicato sulla rivista Viruses, a firma, tra gli altri, del Prof Zella e del prof Scapagnini ha recentemente evidenziato l’azione immunomodulatoria e immunoregolatoria svolta dal Resveratrolo, una piccola molecola appartenente alla famiglia dei polifenoli e che in natura può essere ottenuto da diverse fonti. Le radici della pianta Polygonum Cuspidatum ne presentano la massima concentrazione, ma è contenuto anche nel vino rosso, nell’uva, in alcune bacche e nelle arachidi. “Il concetto di immunomodulazione - precisa il prof Zella- si riferisce ad un agente (chimico o biologico) che mira a regolare, attenuandole o attivandole, le alterazioni delle risposte immunitarie dell'organismo, interagendo sulle cellule effettrici e/o su quelle che inibiscono la produzione di anticorpi. Il Resveratrolo è considerato una molecola con promettenti effetti immunomodulatori, e da studi di laboratorio è stato dimostrato come tale molecola contribuisca a regolare le risposte immunologiche e infiammatorie”.
In particolar modo il resveratrolo potrebbe rappresentare una interessante strategia nutraceutica per mitigare aspetti dell’immunosenescenza. Questa molecola infatti e’ stata la prima sostanza naturale scoperta in grado di attivare nelle cellule meccanismi molecolari a supporto della longevita’, come ad esempio indurre l’attivita’ delle sirtuine (proteine strettamente associate alla longevita’ cellulare). Il resveratrolo agisce soprattutto ottimizzando aspetti del metabolismo cellulare, promuovendo meccanismi analoghi a quelli attivati dal digiuno e dalla restrizione calorica. Proprio per questo si e’ conquistata per prima il termine di molecola geroprotettrice, cioe’ in grado di proteggere le cellule dagli effetti deleteri dell’invecchiamento.
Esperimenti in vitro con cellule di mammifero ed esperimenti in vivo con piccoli animali hanno mostrato gli effetti positivi sul sistema immunitario correlati all'uso del Resveratrolo: riduzione dell'infiammazione, aumento dell’efficacia dell’immunita’ innata, riduzione della senescenza cellulare. Il Resveratrolo viene utilizzato come integratore alimentare. “Per questo motivo- ribadiscono gli scienziati Scapagnini e Zella- il Resveratrolo è considerato una molecola promettente per il mantenimento di un corretto bilanciamento della risposta immunitaria”. Per i suoi effetti benefici viene anche studiato dal punto di vista clinico in un certo numero di malattie, comprese malattie autoimmuni, malattie cardiovascolari e neurodegenerative come alcune patologie croniche.
Inoltre, il Resveratrolo è una fitoalexina, cioe’ difende le piante dalle infezioni batteriche virali e fungine, e anche da un punto di vista nutraceutico ha dimostrato una notevole capacita’ antimicrobica e antivirale. Diversi esperimenti di laboratorio, ad esempio, hanno dimostrato che il Resveratrolo inibisce la replicazione virale. Numerosi virus umani sembrano essere sensibili agli effetti del Resveratrolo, compreso il virus dell'influenza, il virus respiratorio sinciziale, il virus della varicella zoster, Virus di Epstein-Barr, virus dell'herpes simplex, virus dell'immunodeficienza umana (HIV), l’enterovirus, il virus MERS-CoV (parente del SARS-CoV-2).
Riguardo specificamente SARS-CoV-2, si è visto recentemente che il Resveratrolo è in grado di inibirne la replicazione in vitro e questo, unito alla sua capacità di diminuire gli elevati livelli di citochine infiammatorie, è considerato un buon punto di partenza per ipotizzare un effetto benefico sia dal punto di vista della prevenzione/trattamento degli effetti dannosi dell’infezione, che per iniziare studi clinici per confermane gli effetti benefici in pazienti infettati. Parlando di un altro virus con importanti implicazioni dal punto di vista della salute, diversi esperimenti in vitro hanno messo in evidenza l’efficacia del Resveratrolo contro l’HIV, e alcuni studi clinici ne stanno verificando l’efficacia (in combinazione con farmaci specifici) nei pazienti HIV-sieropositivi. In entrambi i casi occorre però rimarcare che la molecola non è ascrivibile alla categoria dei farmaci, ma è altresì importante valutarne l’impiego sia in chiave di modulazione del sistema immunitario, che in quella di aiuto per terapie correntemente in uso.
Il Resveratrolo ha una scarsa biodisponibilità, dovuta non tanto all’assorbimento intestinale, quanto alla rapida eliminazione della sostanza metabolizzata a livello epatico. Questo aspetto, associato alla scarsa quantità del resveratrolo negli alimenti rende impossibile una sua assunzione adeguata ad ottenere gli effetti desiderati con la dieta. È proprio la pianta Polygonum Cuspidatum, originaria dell'Asia orientale, a contenere la maggiore concentrazione di Resveratrolo nelle radici, ed è da questa pianta che il resveratrolo viene estratto per l’uso umano. Il Resveratrolo è tra le sostanze maggiormente promettenti ed efficaci in ambito antivirale. Lo studio in oggetto ha dimostrato il suo ruolo nell’inibire la replicazione e la trasmissione dell’infezione per molti tipi di virus, come dimostrato dagli esperimenti sia in vitro che in vivo. Ulteriori studi sono necessari per un migliore l’impiego nutraceutico di questo e di altri composti, insieme a strategie farmacologiche e strategie dietetiche per aiutare rafforzare le loro funzioni antivirali.