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Medicina
Tumori e alimentazione: 45% dei pazienti a rischio malnutrizione, 35mila morti

TUMORI: 45% PAZIENTI A RISCHIO MALNUTRIZIONE, 35MILA I DECESSI 

Alimentazione e cancro: l’efficacia delle cure oncologiche, anche con farmaci fra i più innovativi oggi disponibili in Italia per diversi tipi di tumore, è vanificata o ridotta a causa di uno stato generale di malnutrizione, in particolare calorico-proteica. Un rischio cui è esposto mediamente il 30% dei pazienti oncologici al momento del ricovero, con punte del 45% in caso di medio-lungo degenze o di tumori che presentano difficoltà funzionali all'alimentazione naturale, come nel caso di neoplasie alla testa e collo, stomaco, esofago, intestino. E l'esito della malnutrizione è pesante, fino a essere letale per circa 35 mila pazienti ogni anno. Sono i dati, importanti, presentati oggi a Trapani in un convegno organizzato da Baxter in occasione della 'Prima Giornata Nazionale Nutrizione & Oncologia'.

TUMORI E CANCRO: L’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE NELLA CURA DEL CANCRO

Sotto i riflettori la programmazione di un 'piano nutrizionale' impostato al momento della presa in cura del paziente, su misura delle necessità individuali e del tipo di malattia, e che ha una doppia finalità: fornire da un lato un adeguato approccio nutrizionale e, dall'altro, supportare la fattibilità delle cure oncologiche, anche per periodi prolungati, e potenziare l'efficacia delle terapie intraprese. In Italia le opportunità e le competenze per offrire al paziente il migliore nutrimento clinico e alimentare ci sono, ma resta ancora un nodo terapeutico importante da sciogliere: l'uniformità e equità di accesso al servizio nutrizionale. Obiettivo è arrivare all'attuazione delle linee di indirizzo pubblicate dal ministero della Salute a fine 2017 e già recepite dalla conferenza Stato-Regioni, perché il fabbisogno alimentare e il supporto nutrizionale clinico domiciliare, in oncologia, è vitale e terapeutico, e deve diventare parte integrante della cura.

"La nutrizione nel paziente oncologico, a seconda del tipo e dello stadio di malattia - afferma Carmine Pinto, direttore dell'Unità Operativa di Oncologia Medica, Clinical Cancer Centre, Irccs Ausl di Reggio Emilia - può avere un triplice ruolo. Ovvero di 'integrazione' alla normale alimentazione durante un trattamento di chemioterapia; di 'supporto' per via orale, parenterale (endovenosa) o enterale (con sondino gastrico) nei casi di tumori che presentano difficoltà funzionali ad alimentarsi in maniera autonoma e naturale come per i tumori della testa e collo, stomaco, esofago e intestino; di 'accompagnamento' nella fase finale della malattia".

ALIMENTAZIONE E CANCRO:  45% MALATI DI TUMOER È A RISCHIO MALNUTRIZIONE, 35MILA I DECESSI 

"In funzione del ruolo e delle implicazioni - aggiunge Pinto - il corretto approccio nutrizionale deve essere valutato fin dal momento della presa in carico del paziente oncologico, in base alle singole necessità e alla natura della malattia, da un team multidisciplinare formato da diverse figure professionali, tra cui l'oncologo, il radioterapista, il chirurgo, il nutrizionista e il dietologo. La nutrizione, specie nella fase più delicata, quella della nutrizione parenterale artificiale domiciliare, va dunque gestita in servizi nutrizionali e attuata da personale altamente formato e dedicato al paziente oncologico".

Il corretto approccio nutrizionale clinico è vitale e terapeutico per il paziente oncologico, perché anche grazie ad esso potrà ottenere il migliore benefico dalle terapie innovative oggi possibili, anche in Italia, per diversi tipi di tumore. "In particolare - conclude Giuseppe Aprile, Direttore Oncologia, ospedale di Vicenza e Coordinatore del Polo Oncologico vicentino - destano particolare attenzione le terapie target, cure appartenenti a quella che viene definita 'oncologia di precisione', e la più recente immunoterapia. 
Per il futuro potranno esserci ampi spazi di miglioramento e nuove offerte di cura, anche in ambito dell'oncogeriatria. Un ramo dell'oncologia dedicato al paziente senior, che oltre a coinvolgere la popolazione avanti negli anni in un invecchiamento attivo, sta sviluppando strategie di cura adatte all'età e alle comorbidità possibili in questa fascia di pazienti, presumibilmente in trattamento con più farmaci (politerapia), che tengano conto dell'interazione tra farmaci al fine di evitare sovrapposizione di potenziali effetti collaterali e massimizzare l'efficacia delle terapie in atto".


 

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