Addio "Lega"? Il Carroccio teme l'eliminazione del partito a partire dal nome
La sentenza del Tribunale del Riesame potrebbe stravolgere completamente la forza politica guidata da Salvini fin dal nome
La Lega di Matteo Salvini sarà anche in luna di miele con gli italiani nonché ricettacolo di una marea di consensi in aumento, ma la sentenza del Tribunale del Riesame sui conti del partito, attesa per il 5 settembre prossimo venturo, pesa come una spada di Damocle.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha già messo le mani avanti prefigurando le fosche conseguenze dello scenario peggiore, ovvero l'eventuale parere negativo del Tribunale che condannerebbe la Lega alla chiusura definitiva. Alla morte del partito, insomma.
Un piano B ci sarebbe già e sfrutterebbe il fatto che il 14 dicembre dello scorso anno, come scrive Il Corriere della Sera, "la Gazzetta ufficiale ha registrato lo statuto depositato da Roberto Calderoli di una forza politica che si chiama «Lega per Salvini premier», simbolo assai simile a quello stampato sulle schede elettorali delle ultime politiche (assente Alberto da Giussano). E da parecchi mesi si parlava di un congresso per completare la transizione della Lega da nordista a nazionale".
Ma il timore di molti deputati leghisti è che la parola "lega" possa implicare una continuità con la Lega attuale, tanto che - riporta sempre il Corriere - un parlamentare del Carroccio arriva a chiedersi preoccupato: «Siamo sicuri che per lorsignori sarà abbastanza discontinuo un partito con Lega nel nome e lo stesso segretario che ha percepito l’ultima rata dei finanziamenti contestati?».
«Tutto dovrebbe partire da capo» dicono in seno alla forza politica guidata da Matteo Salvini. «Tessere, militanza, congressi. Ci vorrebbe un congresso costituente di autoconvocati, chi lo sa… È una cosa senza precedenti».
E c'è di più: i 183 parlamentari leghisti paventano l'ineludibilità delle conseguenze della resettazione totale e della ripartenza con un'altra compagine fregiata da un altro nome, conseguenze i cui costi saranno tutti a loro carico.
Questo, ovviamente, a meno che non si opti per uno stratagemma già pensato dallo stesso Salvini, ovvero la fondazione di un nuovo contenitore di Centrodestra che raggruppi il Carroccio, Fratelli D'Italia e ovviamente Forza Italia, oltre a cespugli vari. Il paradosso, in tutta questa vicenda, è che quello che ora è ritenuto il primo partito italiano e l'effettiva forza di governo che esprime - fra le altre cariche - il vicepresidente del Consiglio nonché ministro dell'Interno e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio potrebbe, fra pochi, giorni essere di fatto cancellato da una sentenza. Un paradosso che potrebbe indurre i leghisti deprivati giuridicamente del loro stesso partito a ricorrere alla Corte di Giustizia Europea. Il 5 settembre è vicino, e la spada di Damocle sempre più gravosa e incombente.
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