Politica
Alluvione in Emilia Romagna, sul commissario scoglio Mattarella
Mattarella deve salvare la sinistra. E l’Italia sembra una monarchia. Dal palazzo i retroscena su chi sarà il commissario
Il Pd rischia l’estinzione. La nomina del commissario diventa decisiva per la sopravvivenza politica in Emilia Romagna, ma anche per tastare il polso del governo. Quest'ultimo avrà la forza per rispondere?
In Italia ogni tragedia diventa commedia, ce l’hanno insegnato grandi registi del passato, e in questa ultima dell’Emilia Romagna la forza del governo e della sinistra si stanno misurando sulla nomina del commissario. Anche se in questa fase sembra che ognuno “canti la sua canzone”.
Il governo Meloni sarebbe anche pronto a nominare il commissario straordinario all’alluvione per l’Emilia Romagna ma come può contraddire l’unico leader di sinistra rimasto, Sergio Mattarella? O meglio di centro sinistra. Sembra che per quel posto, il presidente della Repubblica in carica non veda altri che il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, nel ruolo che forse più gli compete: ricostruire ciò che non è riuscito a far distruggere (dalle calamità, si intende).
La situazione di stallo trapela dalle stanze del governo ma anche da quelle del Pd.
Magari Bonaccini avrebbe potuto realizzare prima del danno le opere di contenimento dei fiumi, evitare le solite esondazioni del Sillaro, del Santerno, dell’Idice, del Savio tracimati già nel 2019 e tirarli a lucido come è stato fatto per il Secchia e il Panaro (che sono a Modena, in “casa” sua), rinforzando gli argini, costruendo vasche di laminazione, pulendo il greto dei torrenti, sì, magari.
E paradossalmente sembra proprio il governo di centro destra a cantare una vecchia canzone comunista (Bandiera nera, la vogliamo? No!) dove al posto della bandiera c’è Bonaccini: “Bonaccini lo vogliamo? No! Perché l'è il simbolo dell’alluvione, Bonaccini lo vogliamo? No!”. Vedremo se basta.