Politica

Altro che Europee e Sardegna, ecco la pietra d'inciampo della nocchiera Meloni

di Daniele Marchetti

La questione che potrà far saltare il Governo si chiama -è inutile giraci attorno- terzo mandato per Luca Zaia. Ecco perchè

La (possibile) pietra d'inciampo nella nocchiera Meloni. Il commento 

Non c’è trippa per gatti! Non sarà alcuna elezione regionale o, più in generale, nessuna sconfitta alle elezioni amministrative ed europee a mettere in crisi un Governo che ad oggi -sia detto con rispetto per le opposizioni festanti per l’inatteso exploit sardo- non ha alternative reali, credibili, vere. E non sarà neppure la sconfitta ad un eventuale referendum sulla riforma costituzionale a far traballare una leadership che -al pari del Governo- non ha competitor a destra. Eppure la minaccia di un addensamento improvviso di nubi su Palazzo Chigi nessuno che abbia una qualche esperienza politica può -realisticamente- escluderla.

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La questione che potrà far saltare il Governo si chiama -è inutile giraci attorno- terzo mandato per Luca Zaia. Non un generico terzo mandato -di cui non interessa nulla a nessuno- ma un terzo mandato con nome e cognome. Insomma un terzo mandato che abbia le fattezze avvenenti dell’investitura: quella di Luca Zaia a candidato governatore del Veneto con un abbondante anno d’anticipo. Non a caso, la premier che conosce a menadito i suoi polli, dopo la bocciatura dell’emendamento della Lega in Senato si è precipitata a chiamare il Presidente Zaia senza, peraltro, molto successo.

Giorgia Meloni sa perfettamente che il vento che potrebbe inclinare la sua barca spira da nord-est. Giorgia Meloni sa benissimo che se darà il via libera al terzo mandato di Zaia potrà navigare sicura e senza tempeste probabilmente per tutta la legislatura (anche senza l’approvazione dell’autonomia differenziata che tante grane potrebbe produrle), mentre un suo nuovo e decisivo “niet” genererebbe un effetto domino. Se infatti Fratelli d’Italia (ovvero Giorgia Meloni) dovesse affossare anche in aula l’emendamento della Lega (ovvero, di Luca Zaia) i lumbard difficilmente potrebbero votare la riforma costituzionale del premierato e, a sua volta, Fratelli d’Italia si guarderebbe bene dal portare in porto la riforma Calderoli sull’autonomia ed inevitabile precipitazione degli eventi verso la caduta del Governo con un, verisimile, ritorno immediato alle urne.

Dunque, il futuro del Governo non è nelle mani degli italiani (chi lo dice mente a se stesso) bensì nelle mani del suo nocchiero che sul palco di Cagliari ha davvero dato una prova poco lusinghiera (per usare una gentilezza). La distinzione tra capo di un partito e presidente di un Esecutivo (che per definizione è il Governo di tutti) non può essere mai dimenticata né tradita. Mai! Neppure dalla prima donna Premier della quale aveva colpito proprio il comportamento sobrio ed avveduto. Giorgia Meloni è al bivio, e non c’è da meravigliarsi se -alla fine della fiera, come si dice- sarà in qualche modo consigliata ad onorare l’adagio aristotelico: primum vivere.