Politica

Autostrade, al servizio dei Gavio c'era l'uomo del governo Renzi

Dalle inchieste fiorentine sugli appalti emerge il doppio ruolo del professor Maresca (mai indagato), consulente dell’esecutivo ma pure del gruppo piemontese

"Fino a oggi noi abbiamo avuto mandato da Gavio a fare i suoi interessi… e questo va benissimo…ma in una logica di collaborazione con lo Stato… se adesso noi… cosa facciamo?... a parte che non ce lo chiedono…non ce lo hanno nemmeno chiesto… ”. Nel giugno 2015 il professor Maurizio Maresca, ordinario di diritto internazionale all’Università di Udine, chiama il figlio per parlare del suo doppio incarico di “consigliere della Presidenza del Consiglio in materia giuridico-economica” e di consulente del gruppo Gavio, il terzo operatore mondiale delle concessioni autostradali. Come scrive Il Fatto Quotidiano, Maresca era stato chiamato dall’ex Presidente del Consiglio Renzi per riformare il sistema autostradale. I carabinieri sostengono però che lui, consulente di lunga data dell’Associazione delle società concessionarie di autostrade (Aiscat), rappresentasse anche interessi privati.

L’inchiesta “Grandi Opere” sugli appalti nelle infrastrutture, è fatta da numerosi fascicoli contenenti migliaia di atti. Tra questi ce n’è uno del 19 luglio 2015, una richiesta di proroga delle intercettazioni a carico di Maresca e Paolo Emilio Signorini, oggi presidente dell’Autorità portuale di Genova. Entrambi non risultano indagati, ma i militari sostengono che nonostante Maresca lavorasse per lo Stato, “nel contempo, per come emerge dalle conversazioni rilevate, utilizza informazioni e contatti che gli derivano da questo incarico, per curare, remunerato, gli interessi del gruppo Gavio, interessi confliggenti con quelli rappresentati dal neo ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio che intende rinegoziare le favorevoli condizioni concesse dal predecessore Maurizio Lupi”. Ipotesi d’accusa che non avranno seguito. Forse perché, come ha spiegato Maresca al Fatto, “Non ero consulente di Gavio, lavoravo nella struttura di missione del ministero, senza retribuzione”.

Il nome di Maresca non compare nel registro degli indagati delle inchieste fiorentine, né negli stralci approdati a Milano, Brescia e Roma. Ma il quadro ricostruito dai carabinieri in Toscana racconta il suo tentativo di tenere un piede in due staffe. L’ex capo di gabinetto del ministro Delrio, Mauro Bonaretti, racconta al Fatto: “Io non sapevo che era un consulente di Gavio, noi lo inserimmo nella struttura tecnica di missione quando terminò il suo incarico per il presidente Renzi. Era operativo anche a Bruxelles nelle trattative per valutare gli investimenti e i rendimenti”. Nell’estate 2015 il governo deve discutere con l’Ue la proroga delle concessioni autostradali. Delrio vorrebbe un rinnovo fino al 2028. I vertici di Gavio chiedono più tempo. “C’era un accordo fatto dal precedente ministro, Lupi, sull’estensione al 2042 – continua Bonaretti – con l’Ue decidemmo che non era possibile, al massimo potevano esserci accordi puntuali su alcuni investimenti in cambio di piccoli allungamenti”.

Oggi Maresca sostiene di non aver avuto nulla a che fare con la trattativa, ma gli atti firmati dai carabinieri toscani raccontano altro. Per esempio gli incontri con l’avvocato Alberto Bianchi, allora presidente della Fondazione Open, la cassaforte politica di Renzi. “Ho conosciuto Maresca per un incarico professionale tra il 2014 e il 2015 – spiega Bianchi al Fatto quotidiano –. I miei rapporti con lui, esauriti nel 2016, riguardano strettamente la mia attività professionale, della quale rispondo solo ai miei clienti e all’Autorità giudiziaria se riterrà di chiedermelo”. L'11 giugno 2015 Maresca riceve un sms da Bianchi: “Riusciamo a vederci prima di martedì? Alle 9 devo vedere Bonaretti (Mauro, capo di gabinetto di Delrio)”. Di quell’incontro Maresca informa poi Fabrizio Palenzona che “come presidente dell’Aiscat, l’Associazione delle concessionarie, è interessato alla questione del rinnovo delle concessioni, argomento oggetto dell'incontro Maresca/Bianchi”, annotano i carabinieri. “Sto andando da un nostro amico... ma non amico amico che uno pensa amico…amico! Nostro amico!”, dice Maresca a Palenzona. I due si sentiranno tre volte in dieci minuti.

Palenzona raccomanda a Maresca “di non accontentarsi di una semplice rassicurazione da parte dell’amico, nella considerazione che gli eventi si stanno sviluppando in senso opposto ai loro interessi”. “È noto che mi ritengo amico di Palenzona”, ricorda Bianchi al Fatto Quotdiano. I carabinieri non sanno quello che si dicono Bianchi e Maresca. Ma sanno che Maresca chiama “Paolo Pierantoni, consigliere delegato della Cisa spa, e premettendo di essere da Bianchi, si accorda per incontrarsi a Firenze alle 17 del 18 giugno, presso lo studio di Bianchi, prevedendo la partecipazione anche di Mino Gavio, del Gruppo Itinera”. Nonostante i molti incontri, la situazione non sembra sbloccarsi. Lo rivela un’intercettazione del 25 giugno 2015: Maresca spiega al figlio Davide che “Delrio non intende avallare le pretese dei Gavio”. La faccenda, dicono i militari dell’Arma, crea problemi a Maresca che dice al figlio: “Noi stiamo collaborando con la Presidenza del Consiglio... col ministero... per fare delle cose... se cambiano le posizioni del governo su queste vicende qua è chiaro che i nostri clienti potranno non essere contenti”.

Il gruppo Gavio, secondo Maresca, pensa che “tanto questi cadono da un momento all’altro... domani ci troviamo non più Delrio che è uno un po’ ostico... ma uno tipo Lupi”. Il doppio ruolo di Maresca, secondo gli atti, emerge prima dell’incontro tra governo italiano e Ue. Con Gavio, Maresca “si impegna per fare in modo che in occasione dell'incontro dell’indomani a Bruxelles non venga determinata la data, assicurando il suo appoggio a Gavio anche per il futuro”, scrivono i carabinieri. E rassicura il cliente: “Faccio quello che posso... qualunque scelta tu voglia fare, sappi che io sono con te…” . L’8 luglio Maresca prova anche a parlare con Bianchi: “La mia sensazione è che…a Bruxelles non si porta a casa nulla… anche arrivare al 2028 è una cosa molto complessa”. E al telefono con Pierantoni della Cisa, il 16 luglio, riflette: “Forse io contornerei ad esempio... lo contornerei informandone Lotti”. L’ex ministro Luca Lotti spiega però al Fatto di non aver avuto un ruolo nella vicenda dei rinnovi e di non essere a conoscenza del doppio incarico di Maresca. Ad aprile 2018 la Sias dei Gavio ha ottenuto la proroga della concessione al 2030.

Il professor Maresca consultato dal Fatto Quotidiano spiega di aver offerto solamente un supporto giuridico alla struttura di Delrio

Interpellato sempre dal Fatto Quotidiano, Maurizio Maresca replica di non conoscere le telefonate registrate e rivendica di aver offerto solamente un supporto giuridico alla struttura di Delrio “Ma io lavoravo soltanto per il ministero con l’Ue ” Non ne so niente. Io non ero consulente di Gavio, ero nella Struttura di Missione”. Il professor Maurizio Maresca sembra cadere dalle nuvole quando viene informato che esistono atti stilati dai carabinieri di Firenze in cui si sostiene che, nel negoziato tra governo, Commissione europea e imprese per il rinnovo delle concessioni autostradali, utilizzasse le informazioni ottenute grazie a un incarico pubblico “per curare nel contempo, remunerato, gli interessi del gruppo Gavio nel settore delle concessioni autostradali”. Professore, i carabinieri parlano di un suo doppio ruolo. “Assolutamente no. Non ero consulente del gruppo Gavio”. Mai avuto rapporti con il gruppo Gavio? “Non ho mai lavorato per il gruppo Gavio. Forse prima, ma non per cose strategiche”. Agli atti ci sono telefonate in cui i carabinieri dicono che lei si sentiva con Gavio e, parlando dei negoziati con l’Ue, assicurava il suo appoggio… “Mi dice cose di cui non so nulla. Io parlavo coi concessionari, anche il capo di gabinetto, il ministro, i direttori generali. Le trattative con i concessionari non le facevo io ma le faceva il direttore generale. Io mi occupavo della trattativa con la Commissione Ue, ma solo del profilo di diritto tra governo e Bruxelles”. In una telefonata intercettata e riportata dai carabinieri lei chiede a suo figlio: “Fino a oggi noi abbiamo avuto mandato da Gavio a fare i suoi interessi… e questo va benissimo… ma in una logica di collaborazione con lo Stato… se adesso noi… cosa facciamo? ”. “Ero con mio figlio in studio insieme, adesso non più. Ma non so di cosa sta parlando A Gavio, prima di andare a Bruxelles, diceva “vedo cosa posso fare”. Non è così. C’era una trattativa con la Commissione in cui il ministero aveva una linea e io difendevo il ministero. Poi, e non dipendeva da me, l’interesse del ministero coincideva con quello del concessionario”. No, non coincideva. Il concessionario cercava un rinnovo delle concessioni maggiore di quello prospettato dall’allora ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. “Può essere, ma io non c’entravo, mi occupavo della trattativa con la Commissione con durezza. Delrio ha messo paletti con i concessionari molto giusti”. Emergono anche una serie di incontri tra lei e l’avvocato renziano Alberto Bianchi. “È un collega di Firenze che avrò incrociato qualche volta”. In alcune telefonate lo definisce un “grande amico”. Con Bianchi abbiamo avuto delle pratiche insieme, ma non nel periodo della trattativa con la commissione. Ci sono telefonate in cui parla anche con Fabrizio Palenzona. Palenzona era il presidente di Aiscat, c’era una trattativa tra governo e Commissione europea sugli aiuti di Stato in materia di concessioni, ovvio che Aiscat fosse un interlocutore. Però lei provava a parlare con Bianchi, con l’ex ministro dello Sport Luca Lotti e con altri. Dai concessionari ero considerato una specie di, non dico cane da guardia, ma uno troppo legato alle regole europee, e le regole europee sono dure e rigide. In una telefonata però lei dice a Gavio “qualsiasi scelta tu voglia fare io sono con te”. Io quelle telefonate non le conosco. Certo che parlavo con il gruppo Gavio ma non per fare quelle trattative. Io mi occupo di diritto europeo. E in quella trattativa io ho lavorato a supporto del capo di gabinetto o del ministro.