Politica
Boccia saltata da Berlinguer punta dell'iceberg della 'guerra' tra i Berlusconi e Meloni-Salvini
Primo scontro sulla Legge di Bilancio. Poi la vera battaglia sarà sulla legge elettorale
I Berlusconi non vogliono un governo troppo a destra (visti i loro interessi in Europa). Meloni ha l'arma della pubblicità. Ma Gianni Letta prepara la 'vendetta' sulla legge elettorale (intanto il premierato si è arenato in Parlamento)
Ripicche e contro-ripicche. Una guerra intestina e dietro le quinte tra i figli di Silvio Berlusconi e il governo. O meglio, una parte dell'esecutivo e anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E' la lettura che danno in Parlamento all'indomani dell'intervista clamorosamente saltata a Maria Rosaria Boccia, la donna che ha portato alle dimissioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, su Rete 4 a E' Sempre Cartabianca condotto da Bianca Berlinguer.
Nessuno ovviamente lo confermerà mai, ma voci in Transatlantico parlano di telefonate e pressioni se non da Palazzo Chigi da ambienti vicini alla premier ai vertici di Mediaset di "non esagerare". E certamente Boccia avrebbe potuto far esplodere proprio su una rete del Biscione qualche 'bomba' politica e mediatica potenzialmente imbarazzante per la presidente del Consiglio. Poi c'è anche il giallo delle parole di Concita De Gregorio che ha affermato in tv di aver parlato con Boccia, che si era recata negli studi di Rete 4, e che le avrebbe confessato di non essere mai stata l'amante di Sangiuliano. Sempre più misterioso il tutto, insomma.
Uscendo dal campo del gossip e dalla tv e tornando alla politica e all'esecutivo, Palazzo Chigi ha dalla sua parte l'arma del 'ricatto', tra virgolette, della raccolta pubblicitaria. Una diminuzione del canone Rai, fortemente voluta dalla Lega, porterebbe ad aumentare gli introiti pubblicitari per la tv pubblica sottraendoli proprio a Mediaset. E non a caso Forza Italia si è schierata subito contro questa proposta per difendere le aziende del fondatore del partito azzurro Silvio Berlusconi.
Ma la battaglia è anche e soprattutto politica. I figli di Berlusconi, Marina e Piersilvio in particolare, che al momento non sembrano intenzionati a scendere in campo in prima persona in politica, hanno forti interessi in Europa, ad esempio in Germania, e vogliono un governo e una politica moderata e non di destra-destra. Non solo e non tanto per ragioni politiche ma soprattutto economiche e di interessi e legami finanziari.
Sulla Legge di Bilancio si vedrà il primo scontro. Forza Italia non è come la Lega il partito delle partite Iva ma ha un forte componente di elettori tra insegnanti, medici, lavoratori del pubblico impiego e soprattutto pensionati, la base berlusconiana. E infatti nelle proposte che non piacciono né a Fratelli d'Italia né al Carroccio c'è quella di portare le pensioni minime a 1.000 euro per tutti, vecchio pallino del Cavaliere. Mentre ad esempio la Lega vuole premiare le pensioni da lavoro, chi ha pagato i contributi, rispetto a quelle sociali. Una battaglia che porterà forte fibrillazione nella maggioranza anche con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
Sul piano politico, poi, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, tutta la parte maggioritaria di Forza Italia non meloniana, che fa quindi capo soprattutto a Gianni Letta, punta fortemente sulla legge elettorale, tutta da scrivere. E per far contare molto il centro, anzi per renderlo determinante, serve un sistema proporzionale o quantomeno semi-proporzionale, anche perché i Berlusconi vedono che Renzi e Calenda perdono voti se e quando provano ad avvicinarsi a Schlein e a Conte. E quindi serve un centro moderato, liberale ed europeo forte che argini Meloni, FdI e soprattutto la Lega di Vannacci.
Ma il sistema anche solo parzialmente proporzionale cozza fortemente con il premierato, che non a caso è scomparso dal dibattito politico e si è arenato in Parlamento. Una lotta intestina di interessi contrapposti che vede come protagonisti occulti i Berlusconi e Palazzo Chigi e che la mancata intervista di Boccia da Berlinguer è stata solo la punta dell'iceberg. E non va mai dimenticato che i numeri in Parlamento sono chiari: senza Forza Italia, così come senza la Lega, Meloni va a casa. Nonostante il 30% che gli ultimi sondaggi danno a Fratelli d'Italia.