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Politica
Bologna, l’ospedale del collettivo nella sede del Comune. Ma si può fare?
ospedale.medici.infermieri

Che le ha risposto l’assessore Donini?

“Che per un errore procedurale la Regione non aveva ricevuto la mia domanda in tempo. Ma che mi avrebbe risposto entro mezzogiorno. La risposa non è ancora arrivata (sono le 15.30, ndr). Il laboratorio di Làbas parla anche di prezzi “modici”, ma poco o tanto il tema è come questo sia possibile. I locali sono a norma? Un normale cittadino che apre un’attività simile viene iper controllato. Chiedo: ci sono convenzioni ad hoc o i prezzi vengano fatti sulla base di un intervento economico di Comune o Regione che finanziano la parte mancante? Parrebbe anche che alcune cooperative, che hanno in affido i minori stranieri non accompagnati, si rivolgano al poliambulatorio del collettivo. I quesiti sorgono in modo ancora più netto perché le attività si svolgono in locali del Comune di Bologna, assegnati”.

Abbiamo chiamato il numero "verde" del “Laboratorio di salute popolare” per parlare con i diretti interessati. Ci risponde una voce che non si qualifica ma dice di non voler lasciare dichiarazioni ufficiali. Spiega però informalmente che basta chiedere all’Ausl perché in Italia esistono altri laboratori popolari che svolgono la loro medesima attività. Fine della risposta.

A noi la situazione risulta più complessa: un normale cittadino che voglia aprire un’attività simile ha bisogno di notevoli capitali e viene passato ai raggi x dagli enti pubblici con permessi e controlli.

Davanti alla necessità la cosa importante non è la burocrazia ma la sostanza, aiutare. Su questo siamo d’accordo. Ma è comunque una questione dirimente la salvaguardia della persona e il luogo dove si esplica la prestazione sanitaria, di tutti, italiani, stranieri, poveri o meno e il medesimo trattamento formale, senza distinzioni, di singoli, aziende o gruppo che siano. In attesa della risposta della Regione e senza voler fare il processo alle intenzioni ci chiediamo se in alcuni casi le norme non valgono, e se il ragionamento deve essere adottato per tutti o solo per gli amici, o se le norme si usino come una clava solo con i nemici.

Se le attività si svolgessero in uno spazio occupato, fuori da qualsiasi norma ab origine, la cosa sarebbe anche umanamente comprensibile. Ma la stranezza è che l’attività si svolge in uno spazio assegnato dal Comune di Bologna. E poi la sanità in Emilia Romagna non era il fiore all’occhiello d’Italia? E’ messa così male che i collettivi aprono dei poliambulatori per tamponarne lo sfacelo?

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