Politica
Buste paga, Cnel e Brunetta al centro. Ira Schlein: "Non è la terza Camera"
Il Cnel torna in prima, anzi primissima, fila. Schlein non ci sta: "Non può essere la Terza Camera né un governo ombra"
Salario minimo e contratti, il Cnel di Brunetta torna in prima fila
Il Cnel torna in prima, anzi primissima, fila. Come spiega il Corriere della Sera, "per Renato Brunetta il tavolo sul salario minimo che gli ha affidato Giorgia Meloni è l’occasione giusta per mettere a posto un po’ di cose nel mercato del lavoro, opportunità che forse non ha avuto neanche da ministro, l’ultima volta proprio alla Funzione pubblica con Mario Draghi. E magari anche per ridare un peso al Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, organismo di rango costituzionale salvato dalla soppressione dal referendum del 2018,di cui da aprile è presidente".
La posizione del Cnel sul mondo del lavoro
Intanto il Cnel elabora la sua posizione. "La questione salariale non può essere ricondotta unicamente ad un dibattito sull'opportunità, o meno, di introdurre un salario minimo legale, ma deve andare a toccare i principali problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori in Italia, dai rinnovi contrattuali alla diffusione del dumping contrattuale, dalla crescita esponenziale del costo della vita all'elevato cuneo fiscale, fino all'impatto della precarietà e del lavoro povero". Lo si legge nella memoria depositata dal Cnel, nel corso di una audizione informale, in Commissione Lavoro della Camera l'11 luglio scorso.
Il Cnel sottolinea che "il nostro Paese è soggetto da tempo ad un problema di bassa produttività, che, a differenza di Paesi come Francia e Germania, è ferma da tempo". Tutte queste dinamiche, si legge nella memoria, "evidenziano la complessità della 'questione salariale' in Italia e inducono a collocare il dibattito entro un percorso più ampio rispetto agli interrogativi sull'opportunità no meno di un salario legale che sappia conciliare le inevitabili misure emergenziali con soluzioni di medio e lungo periodo, capaci di dare risposte strutturali ai gravi problemi che rallentano la crescita dei salari nel nostro Paese". "Le proposte di legge in esame - prosegue il Cnel - pur con notevoli differenze riguardo le tecniche normative e il relativo campo di applicazione, fanno riferimento al trattamento economico come determinato dal ccnl di riferimento, affrontando questioni su cui il Cnel riveste già un ruolo attivo, con numerose iniziative". "Nelle proposte di legge - si sottolinea - manca invece riferimento a possibili soluzioni in grado di affrontare il problema dei bassi salari dal lato della riforma fiscale da quello della contrattazione ai vari livelli".
Il Cnel comunque conclude dicendo che su temi di così ampio rilievo è opportun che "le scelte dei decisori politici e istituzionali siano procede precedute e ccompagnate da un profondo e significativo coinvolgimento e confronto con le parti sociali, che peraltro troverebbe la sede naturale e costituzionale proprio nel Cnel, quale casa dei corpi intermedi, delle parti sociali e del terzo settore".