Calenda ministrone? Un premio ai "poteri forti" e a chi "scilipota"
Il commento su Calenda ministro
Don Carlo Calenda nuovo ministro dello Sviluppo economico.
Al di là della competenza del personaggio, richiamato da Bruxelles, si impone qualche riflessione.
1) Calenda, segnalato da Cordero di Montezemolo, si presentò, nella lista dell'allora premier, il cupo professor Mario Monti. Ma venne trombato, duramente ma legittimamente, dagli elettori.
Dopo qualche mese, come un...Andrea Romano qualunque, "scilipotò", lasciò il Professore e passò con Renzi, che lo imbarcò nel suo esecutivo, come viceministro al dicastero, di cui oggi è stato nominato titolare.
La sua promozione incoraggia, dunque, i salti di...Quagliariello, che il premier ha sempre, in numerose esternazioni, in primis nel salotto di Vespa, disapprovato.
2) Calenda ha lavorato in Confindustria, come braccio destro dell'allora Presidente, Montezemolo, "uomo Fiat". Dunque, il governo conferma di non voler affatto scalfire i "poteri" forti di questo Paese, ma di voler coesistere, più che pacificamente, con loro.
3) D'Alema, quando liquidò Prodi e approdò a Palazzo Chigi, nominò, nel 1998, l'allora Sindaco di Napoli, don Antonio Bassolino, ministro del Welfare. Un segnale d'attenzione nei confronti dei drammatici problemi del Mezzogiorno.
"Baffino" è stato rottamato da Renzi.
Ma l'ex Sindaco di Firenze avrebbe potuto nominare non un "nuovo ministro", ma un "ministro, veramente, nuovo", scelto sotto il Garigliano. Per dimostrare che l'esecutivo non si è, completamente, dimenticato delle tante emergenze delle regioni meridionali.