Politica
Calibro 9, l'ok dal Senato: abolito il divieto di utilizzo civile e sportivo
Il senatore Fazzolari (FdI): "Si potrà mettere fine a quest'anomalia che ha finora penalizzato il nostro mondo dello sport e non solo"
Approvato al Senato, in Commissione Politiche per l'Unione europea, l'emendamento alla 'Legge europea' di Fratelli d'Italia, a firma del senatore di FdI Giovanbattista Fazzolari che abolisce il divieto di utilizzo civile e sportivo di munizioni calibro 9x19 (9 parabellum) per armi corte semiautomatiche. "Finalmente si potrà mettere fine a quest'anomalia che ha finora penalizzato il nostro mondo dello sport, gli operatori della sicurezza privata e le aziende del settore. Ora non resta che attendere il passaggio della 'Legge europea' alla Camera, con ogni probabilità una formalità che avverrà nelle prossime settimane e che renderà operativa la norma" ha commentato il senatore di FdI.
“Si tratta di un divieto illogico”, ha commentato il senatore, “che non ha alcuna giustificazione, da nessun punto di vista. In termini di sicurezza, ricordo che in Italia è consentito l’utilizzo di armi comuni da sparo di calibro e potenza di gran lunga superiore. Da un punto di vista commerciale, faccio presente che l’Italia è l’unico Stato europeo dove vige tale divieto, con grave pregiudizio per i produttori italiani ed esteri, costretti a una duplice produzione. Financo in ambito sportivo l’Italia è costretta a subire un pregiudizio, visto che la Federazione Italiana Tiro Dinamico Sportivo, riconosciuta dal Coni e dalla Federazione internazionale Ipsc (International practical shooting confederation) è impossibilitata a organizzare in Italia competizioni internazionali per il divieto imposto agli atleti di introdurre sul suolo italiano le armi e le munizioni per lo svolgimento delle gare.
Tale divieto è stato formalmente introdotto con il decreto legislativo 204 del 2010, che ha modificato la legge n. 110 del 1975 stabilendo che in Italia “non è consentita la fabbricazione, l’introduzione nel territorio dello Stato e la vendita di armi da fuoco corte semiautomatiche o a ripetizione, che sono camerate per il munizionamento nel calibro 9×19 parabellum”, salvo che non siano destinate alle Forze armate o ai Corpi armati dello Stato. In realtà, ancor prima del 2010, tale disposizione è stata sempre tacitamente osservata in virtù di un’interpretazione data dal Banco Nazionale di prova per le armi da fuoco della normativa del 1975. La corte di Cassazione con diverse sentenze, ultima a Maggio del 2021, aveva già stabilito che questo tipo di munizioni non erano da considerarsi armi da guerre e sancendo quindi la possibilità di detenzione per chi è in possesso di regolare porto d’armi.
La Corte di Cassazione, infatti, nell’ultima sentenza, ha stabilito che “le armi corte in cal. 9x19 sono da considerarsi armi comuni da sparo e non come armi da guerra. Tale cambio di classificazione ha una conseguenza assai importante: le munizioni in cal. 9x19 per arma corta non sono da considerarsi munizioni da guerra bensì munizioni per arma comune da sparo”. Tale definizione riprende espressamente, e conferma, un indirizzo che la Cassazione aveva già ampiamente intrapreso. Infatti nel 2014, con la sentenza 52170, la Corte aveva espressamente stabilito che una pistola cal. 9 parabellum non poteva in alcun modo essere considerata arma da guerra in quanto non dotata di spiccata potenzialità offensiva, tipica invece delle armi da guerra. Per quanto riguarda il calibro, il volume di fuoco e l’impiego, si nota come siano questi aspetti tecnici totalmente sovrapponibili alle armi in cal 9x21. La stessa arma corta in cal 9x19, seppur in dotazione alle forze armate, non può essere considerata espressamente arma da guerra.
Attualmente la situazione italiana relativa alle armi in 9×19 mm sembrava perciò paradossale: dall’entrata in vigore del decreto legislativo 204 del 2010, infatti, possono essere legalmente vendute ai cittadini in possesso di porto d’armi le carabine (armi lunghe) in calibro 9×19 mm (le relative munizioni sono di conseguenza regolarmente in vendita nelle armerie), ma non le pistole (armi corte), per le quali vige un anacronistico e a questo punto inspiegabile divieto che, peraltro, non ha riscontro in alcun altro Paese dell’Unione europea.
L’emendamento del senatore Fazzolari non fa altro che recepire a livello legislativo quello che ha stabilito la Cassazione, sanando un vuoto legislativo che poneva il nostro paese caso unico in Europa ad avere un simile divieto, che pareva avere una illogicità non solo giuridica, ma anche tecnica. “Sappiamo infatti che, dal punto di vista balistico, le prestazioni di una cartuccia cal. 9x19 sono del tutto simili, se non addirittura identiche, ad una cartuccia in cal. 9x21 che è la versione “civile” del famigerato 9x19.” spiega, infatti, Enrico, istruttore di tiro di Roma.