Caso Guidi a rischio insabbiamento: le opposizioni vigilino. Di Ernesto Vergani
Se all’estero un politico di alto rango, e come tale privilegiato, certo di oneri ma anche di onori (e soldi), si dimette se copia la tesi di laurea o paga la tata in nero, fa piacere che Federica Guidi, ministra dello Sviluppo economico, si è dimessa per un’intercettazione in cui, parlando col suo compagno, gli garantiva l’ok a un emendamento alla legge di Stabilità che contrastava i suoi interessi imprenditoriali.
L’intercettazione chiama in causa il centro del governo Renzi, perché la Guidi cita la ministra per le Riforme e i Rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi ("Anche Maria Elena è d'accordo"). Dimissioni accolte dal presidente del Consiglio Matteo Renzi in visita negli Stati Uniti.
Tutto prende il via da un'inchiesta della Procura di Potenza sulla gestione dei rifiuti di un centro Eni. Il premier, oltre che per la reputazione del governo, è preoccupato per le conseguenze negative circa il referendum NO Triv di domenica 17 aprile sulle concessioni petrolifere, referendum per cui Renzi si è espresso per l’astensione.
Ma ciò che Renzi forse più vuole, è proteggere la ministra Maria Elena Boschi, già travolta dalle polemiche per presunto conflitto di interesse in quanto figlia di Pier Luigi Boschi, vicepresidente di Banca Etruria, uno dei quattro istituti di credito salvati nei mesi scorsi dal famoso decreto “salva-banche” del governo.
Come scritto su questa testata, la Boschi disse che ha perso tutte le azioni, ma non ha approfondito circa le obbligazioni subordinate. Soprattutto non ha risposto se ha ricevuto informazioni privilegiate da Banca Etruria a differenza degli altri risparmiatori. Il che costituirebbe una sorta di insider trading.
In politica, per tornare al caso Guidi, vale la regola “non poteva non sapere” e come noto gli emendamenti di ogni provvedimento passano dal ministro dei Rapporti con il Parlamento prima di arrivare alle Camere.
Chiedere le dimissioni come stanno facendo le opposizioni dell’intero governo per un errore di singoli componenti, e in particolare nella fattispecie, sembra eccessivo.
Ciò che manca in Italia nel dibattito politico è la cultura della prova. Si guardi all’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ha presentato una mole di accuse all’attuale maggioranza del Pd in un libro, che di per se stesso è un’ invenzione, invece che denunciare irregolarità alla magistratura.
Le opposizioni, circa questa ultima vicenda del governo Renzi, dovrebbero spingere la magistratura ad approfondire se ci siano ulteriori conflitti di interesse che vadano oltre la semplice relazione tra l’ex ministra Guidi e il suo compagno. Come nel caso del “salva-banche” non rimangano dubbi, domande senza risposta.