Civiltà Cattolica riabilita Renzi
Il Vaticano a favore della riforma elettorale dell'ex premier
Sull’ultimo numero di La Civiltà Cattolica, il periodico dei gesuiti, c’è un interessante articolo di Francesco Occhetta, sull’analisi del voto italiano all’ ultima tornata amministrativa dell’11 giugno.
La parte tecnica e quantitativa riporta dati aggregati noti ma è la parte qualitativa e cioè quella dei giudizi di merito ad attirare l’attenzione del lettore.
Premettiamo che La Civiltà Cattolica è una sorta di secondo Osservatore Romano perché essendo Papa Francesco I, un gesuita, è ovviamente molto legato alla “sua” rivista e lo ha dimostrato spesso.
In virtù di questa particolare attenzione e del fatto che le bozze vengono inviate alla segreteria di Stato per l’approvazione quello che si pubblica è interpretabile come la posizione ufficiale del Vaticano sull’argomento, anche se dissimulato sotto la specie dell’articolo giornalistico.
La prima osservazione che fa Occhetta riguarda l’astensione al voto che lo sorprende visto l’alto livello di protesta raggiunto dalla popolazione citando le città di Taranto, Genova L’Aquila e Como, dove, effettivamente, l’astensione ha avuto una media del 63% tanto da fargli parlare di una “astensione strutturata”.
Il secondo punto di analisi è il quadro di un bipolarismo locale (destra/sinistra) e di un tripolarismo nazionale con in più il M5S che evidentemente è considerato assai inaffidabile dagli elettori localmente.
Viene riconosciuta la vittoria del centro - destra e una sconfitta del centro - sinistra che però, scrive Occhetta, aveva molte liste satellite.
Una osservazione particolarmente centrata riguarda il rapporto centro / periferia e i tagli locali imposti dal fiscal compact e dal pareggio di bilancio che in definitiva sono i veri responsabili delle “buche” sulle strade.
L’analisi di Civiltà Cattolica termina con una considerazione nazionale che riguarda il fallimento del tentativo di avere un nuovo sistema elettorale e quindi del regresso alla coalizione di post voto con un ritorno indietro, come dice Occhetta, di 25 anni.
Visto che la riforma da poco bocciata la voleva Matteo Renzi possiamo quasi interpretarlo come un endorsement papale dopo periodi di rapporti alternanti tra la Santa Sede e il Pd.