Politica
Competitività, l'Italia ha perso una posizione. Figuraccia del Pd

Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"Banca Mondiale: Italia con riforme e jobs act sale classifica competitività. Avanti così #italiariparte", twitta Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito Democratico. A ruota, sempre su Twitter, l'altro vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani: "La Banca Mondiale segna netto miglioramento dell'Italia. Grazie alle riforme scaliamo la classifica mondiale. Realtà vince sulle chiacchiere". Per chiudere il cerchio del trionfalismo dei fedelissimi di Matteo Renzi le parole del responsabile economico del Pd, Filippo Taddei: "Il rapporto 'Doing business' della Banca Mondiale è un riconoscimento importantissimo del lavoro fatto dal governo Renzi e dal PD. La crescita della competitività viene certificata a livello internazionale: le riforme approvate in questi mesi stanno producendo il loro risultato e con la nuova legge di stabilità faremo ancora meglio. Questa è la risposta a tutti quelli che parlano ma non tengono conto della realtà dei fatti".
Ma le cose stanno davvero così? Niente affatto. O, quantomeno, non proprio così. La gran cassa mediatica del Nazareno sembra aver guardato soltanto una parte della classifica della Banca Mondiale. Per quanto riguarda la voce 'Enforcing Contracts' infatti l'Italia è davvero salita in dodici mesi, dal 124esimo al 111esimo posto (+13 posizioni) ma in tutte le altre voci del report il segno è o negativo (in molti casi) o stabile (in due casi). Comunque, come si vede chiaramente dal sito internet www.doingbusiness.org (foto riportata nell'articolo), l'Italia arrivando al 45esimo posto della classifica complessiva sulla competitività del sistema paese stilata dalla Banca Mondiale (DOING BUSINESS 2016 RANK) non ha recuperato posizioni rispetto all'anno precedente ma ha addirittura perso una posizione, scendendo dal 44esimo posto del 2015 al 45esimo del 2016.