Politica

Congresso, Pelucchi: "Con Schlein nuovo Pd, ma patti chiari con le correnti"

Di Lorenzo Zacchetti

La giovane esponente Dem milanese ha conquistato la ribalta nazionale con il suo acceso intervento a "Parte da noi"

Chi è Giulia Pelucchi, la giovane esponente Pd che ha aperto "Parte da noi" di Elly Schlein

 

Giulia Pelucchi, classe 1990, ha acceso gli entusiasmi del popolo Dem, ultimamente un po' sopiti. Il suo intervento ha aperto “Parte da noi”, l’evento romano nel quale Elly Schlein ha ufficializzato la sua corsa alla segreteria del Pd. Erano presenti diversi volti noti del campo progressista, come Peppe Provenzano, Chiara Braga, Laura Boldrini, Michela Di Biase, Arturo Scotto, Alberto Losacco, Marco Furfaro e Cecilia D’Elia, ma è stata proprio la giovane presidente del Municipio 8 di Milano a conquistare l’attenzione di chi ancora non la conosceva. A prima vista la si nota per la sua forte somiglianza con la Michelle Hunziker di qualche anno fa, ma sono le sue parole dense di impegno e determinazione a scuotere un elettorato rabbuiato: quando ha rivendicato la sua indipendenza rispetto alle correnti, il Monk si è infiammato di applausi. "Non devo dire grazie a nessuno e non ho dovuto chiedere a nessuno il permesso per venire qui oggi". Chapeau.

A Milano Giulia Pelucchi era già piuttosto nota piuttosto per le sue battaglie sociali in favore dei diritti LGBTQ+ e di chi abita nelle case popolari (e pure come calciatrice dilettante), ma con il suo intenso speech ha convinto anche chi ancora non la conosceva. Affaritaliani.it l’ha incontrata per saperne di più. 

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L'intervista di affaritaliani.it a Giulia Pelucchi

Come mai ha deciso di schierarsi con Elly Schlein?
“In effetti il suo percorso di questi anni non è stato esattamente uguale al mio. Ho avuto altri riferimenti. Però credo che di figure come Elly Schlein e Pierfrancesco Majorino il Pd abbia molto bisogno, specialmente in questo momento: i candidati più moderati sono un film già visto. Nello specifico, in Elly ho visto energia, determinazione e un’attenzione ai temi che interessano alle nuove generazioni che ne fanno una candidata di vera rottura, almeno nel potenziale”

Gli scettici evidenziano come un aspetto critico il fatto che la sua candidatura sia sostenuta da alcuni dei “soliti” capicorrente. Non c’è il rischio che Elly Schlein sia utilizzata come "foglia di fico"?
“Credo che il superamento delle correnti sia il punto principale, proprio per evitare che il partito rimanga in mano ai soliti noti. Gli appoggi vanno bene, se si è chiari fin da subito. Chiaramente ogni corrente deciderà chi sostenere, ma il candidato deve essere fermo nello spiegare che questo non darà diritto ad avere qualcosa in cambio. Bisogna fare accordi, sì, ma in maniera intelligente, altrimenti il cambiamento che vogliamo non si realizzerà mai”

A questo proposito, un congresso che vuole essere “costituente” non avrebbe dovuto riservare maggiore spazio alla discussione su cos’è il Pd e dove vuole andare?
“Sono d’accordo. Purtroppo il dibattito si sta polarizzando sui nomi e nello specifico su quelli di Bonaccini e Schlein, che sono i due più quotati. Questo non credo che ci faccia bene, così come il fatto che il congresso sia molto lungo ed organizzato non benissimo. Vale anche per la nomina dei saggi, alcuni dei quali lo sono diventati a loro insaputa. Diciamo che nella fase congressuale si possono vedere degli spiragli di cambiamento, che poi chi vincerà dovrà tradurre in azione pratica. A me pare che Elly Schlein sia quella più determinata a mettere in discussione il modello, a far saltare gli schemi”

Però nel suo intervento lei ha invocato un segretario che sappia stare sul territorio, mentre il curriculum di Schlein è più parlamentare, prima in Europa e ora in Italia…
“Vero, ma non sottovaluterei la sua esperienza come assessora al Welfare in Emilia Romagna. Soprattutto, intendevo dire che ci vuole qualcuno che, a differenza dei capicorrente, sappia stare a contatto con la gente e prendere i voti. Questo Elly lo ha fatto in varie occasioni, spendendosi molto anche nell’ultima campagna elettorale. Non contano tanto il numero di anni spesi sul territorio, quanto l’effettiva capacità di dialogare con le persone e intercettarne il consenso”

Lei ed Elly Schlein auspicate la nascita di un “nuovo Pd”. Ma cosa deve succedere, perché ciò accada davvero?
“Bisogna aprirsi il più possibile, ottenere un consenso ampio e sollevare gli entusiasmi, cosa che Elly credo sappia fare meglio di Bonaccini. Soprattutto, bisogna uscire dalla ricattabilità da parte delle correnti: nessuno deve sentirsi più in diritto di chiedere qualcosa. Queste sono le logiche più lontane dai cittadini, le più difficili da capire e accettare. Se faremo questo passo, poi potremo proporci agli elettori con le nostre idee e, se queste non otterranno il consenso popolare, potremo modificarle. Ma senza più quei vincoli di appartenza che vanno ben oltre i normali gruppi di interesse, che ovviamente esisteranno sempre”

 

 

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