Politica
Consob, regge l'asse M5S-Lega. Continua la corsa di Minenna
Di Maio: "C'è la volontà di indicare il suo nome alla Consob"
L'alleanza M5S-Lega sembra scricchiolare su più fronti -dalle trivelle alla Tav, passando per il reddito di cittadinanza e la liberalizzazione della cannabis - ma regge su una delle nomine più importanti per il governo: quella a capo della Consob dopo l'addio, non senza polemiche, di Mario Nava alla presidenza dell'organo di controllo del mercato finanziario italiano. Tiene con forza il nome di Marcello Minenna, ufficializzato mercoledì da Luigi Di Maio, complice la deflagrazione del caso Carige. E anche il vicepremier Matteo Salvini conferma che l'accordo tra le due anime del governo giallo verde c'è sull'ex assessore al Bilancio della Giunta Raggi. Ma la nomina, seppur ormai in discesa, resta al momento congelata: non ha fatto capolino nel cdm di ieri e al momento non si sa, spiegano fonti di governo, quando spunterà nell'odg del Consiglio dei ministri. Intanto i 5 Stelle tentano di tirare fuori dal freezer la nomina. "Consideriamo Marcello Minenna l'uomo giusto per ricoprire la carica - scrivono i membri grillini della commissione Finanze della Camera in una nota diramata oggi - Il nome proposto dal governo ci soddisfa e risponde pienamente al bisogno di cambiamento di cui necessita un'autorità che svolge un ruolo delicato e fondamentale per il corretto funzionamento nel nostro sistema finanziario. Minenna è uomo dalle riconosciute capacità, docente accademico rispettato e sulla cui integrità morale non si può discutere".
Se la nomina tarda ad arrivare continuano a circolare le voci più disparate, inclusa quella di un presunto veto del Colle. Rumors dai quali ha preso nettamente le distanze il senatore grillino Elio Lannutti, che sottolinea la "piena fiducia nel giudizio del Capo dello Stato sulla nomina di Minenna a presidente della Consob". Secondo Lannutti, "è evidente che ci sia nel Palazzo qualche consigliere - legato a quei poteri, oramai deboli, che hanno imperversato sinora nella finanza incontrollata di questo Paese - che non voglia Minenna a capo della Consob. Io sono sicuro da senatore settantenne e civil servant di lungo corso che il Capo dello Stato veti non ne ha e certo che non consentirà che siano pretestuose considerazioni pseudogiuridiche a fermare una nomina che serve a rimettere sui binari la Finanza italiana". "D'altronde - rimarca - se come abbiamo letto il problema su Minenna è di essere già dirigente della Consob, aspetto che ne lederebbe l'indipendenza c'è da chiedersi allora come mai la stessa cosa non valga per il governatore ed i membri del direttorio della Banca d'Italia da sempre interni all'Istituzione salvo rare eccezioni. Per non dire poi che un direttore della Consob per statuto interno deve essere indipendente altrimenti non potrebbe stare lì".
"Una cosa è certa - conclude Lannutti - e a onor del vero nessuno si è azzardato a dire una parola: Minenna ha la competenza per raddrizzare una Consob che sbanda oramai da anni e che potrebbe rimettere sotto il giusto controllo e indirizzo la finanza di questo Paese e da qui rilanciare l'economia nazionale. Come hanno detto i leader del governo del cambiamento ieri. È importante che si faccia presto". Intanto Di Maio, incalzato dai giornalisti a margine degli Stati generali dei consulenti del lavoro oggi a Roma, conferma la corsa dell'ex assessore capitolino, dimessosi dal Campidoglio per le incomprensioni con la sindaca Virginia Raggi. Se sarà lui a guidare la Consob "si vedrà nei prossimi giorni - sottolinea il vicepremier e ministro - da quel che si deciderà anche a livello di Consiglio dei ministri. Come ho detto, c'è dall'una e dall'altra parte delle forze politiche la volontà di indicare il suo nome alla Consob".