Politica

Coronavirus, costituzionalisti chiedono di rinviare il referendum parlamentari

Con l'emergenza coronavirus in corso è bene rinviare l'appuntamento alle urne per il referendum del 29 marzo. E' la tesi dei costituzionalisti

Con l'emergenza coronavirus in corso e' bene rinviare l'appuntamento alle urne per il referendum del 29 marzo. E sarebbe anche il caso di non accorpare la nuova data a quella della tornata elettorale per il rinnovo di cinque governi regionali. E' l'opinione del giurista e costituzionalista Michele Ainis e del costituzionalista Alfonso Celotto, entrambi docenti all'universita' Roma Tre. "Qualora dovesse essere confermata la data del 29 marzo - dice Ainis all'AGI - non credo che alle urne ci sara' un'affluenza straordinaria per pronunciarsi sul quesito referendario. Si naviga a vista, ma se le condizioni fossero quelle di oggi sarebbe coerente rinviarlo. Del resto, stadi a porte chiuse o partite rinviate, chiese senza fedeli in 'zone rosse' ed altre misure restrittive ci dicono quale sia la situazione. Rinviare il referendum sarebbe una misura prudenziale, cosi' come lo sono le altre. E sarebbe bene - conclude Ainis - che la decisione fosse concordata con le opposizioni".

Il professor Celotto definisce invece subito del tutto "inopportuno" confermare la data del 29 marzo. "Siamo in emergenza sanitaria - dice all'AGI - e il rispetto di quella data sarebbe plausibile solo se questa emergenza si abbassasse, ma siamo sicuri che possa esserlo in questo breve arco di tempo, considerando le notizie che ogni giorno arrivano, considerando i periodi di quarantena o autoisolamento prudenziale?". E ancora piu' importante - sottolinea il costituzionalista - e' "evitare di farsi prendere dalla tentazione di accorpare la scadenza referendaria con il voto per le regionali: non si vota in tutte le regioni ma solo in 5 di esse e quindi si avrebbe una diversa affluenza alle urne tra le zone dove si rinnova il governo regionale e quelle dove invece no. Sappiamo bene che la dignita' del referendum sta nel fatto che esso costituisce un momento di forte meditazione del popolo e non lo si puo' confondere con altri temi, per quanto essi siano importanti e delicati. La Costituzione si modifica poco ma va fatto con attenzione, estrema attenzione. In piu', accorpando il referendum ad altra scadenza si falserebbe la partecipazione dell'elettorato. E' molto piu' comprensibile la decisione di spostarlo ad altra data che non quella di un possibile accorpamento". Professore, qualcuno dice che accorpando i due momenti si risparmierebbero spese, denaro pubblico..." E' una motivazione risibile, non sta in piedi", la risposta secca di Celotto. Il quale va indietro nella storia del'Italia e cita il referendum del 2 giugno 1946: "Non si voto' in tutta Italia a causa delle situazioni di conflitto, e infatti venne eletto un numero di parlamentari inferiore a quello previsto. Oggi non ci sono guerre ma, in una situazione di emergenza come l'attuale per il coronavirus, resta il potenziale rischio di una disparita' nell'espressione dell'elettorato tra chi ha la motivazione in piu' rappresentata dal voto per le regionali e chi solo per il referendum". L'ideale sarebbe spostare di quattro o sei mesi la scadenza del 29 marzo. Anche se questo non evita..un ma: "Se ne frattempo ci fosse lo scioglimento del Parlamento si voterebbe per le politiche confermando il numero di 945 tra senatori e deputati. E chissa' che sotto traccia non ci sia qualcuno tentato da questo...". Di sicuro - conclude Celotto - "e' un argomento da affrontare con cautela e se il referendum lo si sposta, lo sia a data a destinarsi".