Politica

Covid, la Lega voterà le nuove restrizioni. Così ha un credito. Come lo userà

Di Alberto Maggi

Covid, il dietro le quinte della sfida tra Salvini e Draghi sulle misure anti-Covid

Niente da fare. Ormai è chiaro che sul tema delle riaperture Matteo Salvini resterà deluso. La linea del presidente del Consiglio, quella di attenersi scrupolosamente ai dati e al parere dei tecnici, mal si concilia con le dichiarazioni che da settimane sta facendo il leader della Lega tutte improntate alla "rinascita" dell'Italia e degli italiani in aprile e subito dopo le festività di Pasqua. Nessuna zona gialla sicuramente fino a metà aprile e, probabilmente, nessuna sostanziale novità fino a maggio.

Qualcuno si chiede se davvero il Carroccio seguirà il consiglio dell'euroscettico Claudio Borghi di non votare in Aula il prossimo Decreto Covid, dando così vita alla prima clamorosa spaccatura nella maggioranza di "alto profilo" voluta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Fonti qualificate della Lega assicurano che "non si arriverà fino a questo punto", nonostante "oggettivamente il malumore tra i deputati e i senatori" del Carroccio sia "forte". In Via Bellerio, però, affermano che non tutto il male vien per nuocere. Anche perché se la Lega voterà in Parlamento le misure del premier, pur non condividendole, avrà poi "credito" da spendere successivamente su altre, importanti, partite. Ad esempio, spiegano fonti leghiste, sulla cancellazione delle cartelle esattoriali decisa con l'ultimo Decreto Sostegni.

L'obiettivo è quello di elevare il tetto del reddito attualmente stabilito a 30mila euro per poter beneficiare del condono. Il tutto con la speranza di poter aumentare anche il numero degli anni sui quali si interviene. Altro capitolo è quello del nuovo scostamento di bilancio che verrà votato in Parlamento probabilmente intorno alla metà di aprile o subito dopo. Su questo punto il Carroccio punterà in alto con l'obiettivo di arrivare intorno ai 40-50 miliardi di euro da utilizzare per nuovi indennizzi a favore delle categorie maggiormente colpite anche dalle ultime chiusure decise dal governo Draghi. Insomma, Salvini fa buon viso a cattivo gioco. Insiste sulla linea di "aprile mese delle riaperture" sapendo che quasi certamente non sarà così e portando a casa però un credito da spendere a stretto giro di posta su altri fronti.