Politica

Loggia Ungheria, Davigo ha agito in buonafede: il reato commesso è l'inumanità

Di Gianni Pardo

Caso Amara, l'ex consigliere del Csm è accusato di rivelazione del segreto d'ufficio per il caso dei verbali di Piero Amara

Giudico Davigo un pericolo per l’umana convivenza ma lo considero un onest’uomo al di sopra di ogni sospetto. Lo reputo pressoché fisicamente incapace di violare la legge, talmente la sua natura si ribellerebbe a quell’azione. Rinviare a giudizio Davigo è come accusare Papa Francesco di essere ateo.

Rimane da vedere in che senso, pur da perfetto innocente, egli abbia potuto commettere il reato di cui è accusato. Personalmente sono convinto che, nel passare i verbali al Csm (“per il di più a praticarsi”, come scrivono i Carabinieri) egli non abbia inteso far altro che favorire la legalità. C’era il sospetto che dei magistrati volessero coprire le malefatte di altri magistrati, impedendo il corso della giustizia, e bisognava intervenire. 

Segreto d’ufficio? Ma che segreto d’Egitto, per un magistrato! E poi lui quei verbali non li ha consegnati ai giornalisti - perché poi comparissero sui giornali, come hanno fatto tanti suoi colleghi che nessuno ha punito - ma al più alto organo della Magistratura, presieduto addirittura dal Presidente della Repubblica. Il segreto investigativo andava dunque mantenuto anche nei confronti del Presidente della Repubblica?

Nel merito decideranno i magistrati di Brescia ma in questa sede mi piacerebbe poter dire al dr. Davigo che, anche se io lo reputo in buona fede, probabilmente ha sbagliato, per quanto lo riguardava, reputandosi infallibile, ed ha sbagliato per quanto riguarda gli altri accusati, presentandosi come implacabile.

(segue)