Politica

Di Battista attacca Di Maio e "Giggino" risponde: rapporto in rottura totale

Di Giuseppe Vatinno

Ma in tanti anni di amicizia, Di Battista non si era accorto di chi aveva a fianco e che satanasso lo accompagnasse nelle scorribande coi gilet gialli?

Di Battista-Di Maio, il rapporto tra i due ex gemelli del goal dei 5 stelle è ai minimi storici

I rapporti tra i due ex gemelli del goal dei Cinque Stelle e cioè Luigi Di Maio ed Alessandro Di Battista sono ai minimi storici. Non passa giorno che Di Battista lo attacchi platealmente. Agli inizi di agosto l’ex deputato pentastellato scriveva con toni lirici sul fido Facebook, tra un reportage dalla Russia e l’altro: "Luigi Di Maio non ha un voto. Chi conosce il fanciullo di oggi, lo evita. Trasformista, disposto a tutto, arrivista, incline al più turpe compromesso pur di stare nei palazzi. Perché il Pd dovrebbe concedergli il “diritto di tribuna”, un modo politicamente corretto per descrivere il solito paracadute sicuro, tipo la Boschi candidata a Bolzano nel 2018? Perché?".

A parte il tono generale, questa insistenza sul “perché” sembra quasi che voglia dire “perché il Pd ti tratta così bene, come la Boschi, al secolo Lady Etruria?”. Cosa nascondi? Faccelo sapere! Una domanda, come dire, sorge naturalmente. Ma in tanti anni di profondissima amicizia Di Battista non si era accorto di chi aveva a fianco e che satanasso lo accompagnasse nelle scorribande con i gilet gialli francesi?

Perché delle due l’una: o non se ne era accorto veramente ed allora è un ingenuo oppure è stato ingannato, il che non depone bene per chi vuole fare politica. E così il ministro degli Esteri ieri ha sbottato dopo tanti giorni di cristiano silenzio sulla vicenda: "Io un ducetto? Li iscrivo tutti in questo grande partito degli odiatori e pure un po' dei bulletti". Quindi anche Di Battista è come Calenda, l’altro grande nemico di Di Maio.

E poi ancora: "È fantastico fare così. Tu ti ritrai, non ti ricandidi, attacchi tutti e scompari... va benissimo, è un diritto sacrosanto". E qui Di Maio non ha tutti i torti. Il riferimento esplicito è all’ormai famoso “video del garage” in cui Di Battista, parlando appunto dall’auto del suo condominio alla Farnesina, annunciava il suo ritiro dalla competizione elettorale interna dei Cinque Stelle, le cosiddette “parlamentarie”.

Insomma, C’eravamo tanto amati, proprio come nel film di Ettore Scola. Volano stracci che rimbalzano nel triangolo delle Bermuda (parzialmente ex) pentastellato e cioè Di Maio, Di Battista e Raggi. La cosa in un certo senso “divertente” è che le vicende dei Cinque Stelle ripercorrono, fatte naturalmente le dovute proporzioni, quelle della Rivoluzione francese.

Vi rammentate Robespierre, “l’incorruttibile” e leader dei Giacobini e il suo ex amico Danton? Finirono per tagliarsi vicendevolmente la testa con la ghigliottina dopo essersi ricoperti di insulti. Vi ricorda qualcosa? E se l’analogia vichiana è giusta chi sarà il prossimo Napoleone, forse Giuseppe Conte?