Politica

Di Battista silura Di Maio: "Trasformista, arrivista e disposto a tutto"

Di Giuseppe Vatinno

Certamente fa impressione da quello che è stato considerato un suo fratello gemello sentire certe affermazioni indubbiamente troppo cariche emotivamente.

Se Di Battista riuscirà a controllare e vincere la sua “ombra” potrà rappresentare un nuovo rinascimento per il Movimento, altrimenti finirà come il suo ex amico Di Maio 

Obiettivamente non siamo stati teneri in questi giorni con Luigi Di Maio, però vedere quello che ha scritto ieri su Facebook il suo ex amico fraterno Alessandro Di Battista è sconvolgente proprio sul piano umano.

Partiamo dalla parte più significativa del post:

"Chi conosce il fanciullo di oggi, lo evita. Trasformista, disposto a tutto, arrivista, incline al più turpe compromesso pur di stare nei palazzi. Perché il PD dovrebbe concedergli il 'diritto di tribuna', un modo politicamente corretto per descrivere il solito paracadute sicuro, tipo la Boschi candidata a Bolzano nel 2018? Perché? Che rassicurazioni ha avuto mesi fa, quando portava, insieme a Grillo, il Movimento 5 Stelle tra le braccia di Draghi?". "Il Di Maio che ricordo io - ai tempi dell'onestà intellettuale o della fraudolenta recitazione - detestava il PD come null'altro. Oggi, a quanto pare, il suo nome comparirà sotto il simbolo del PD. Beh, se così fosse vi sarebbe una ragione in più per non votarli e per non avere nulla a che fare con loro".

Un attacco nucleare al fulmicotone in piena regola.

In effetti quello che Di Battista dice è vero, e tutti abbiamo stimmatizzato il comportamento di Di Maio che ha fatto e sta facendo di tutto per tenersi la poltrona. Lo abbiamo chiamato “bibitaro”, “poltronista”, “novello sposo” e così via. Lo abbiamo fatto perché è un potente personaggio pubblico e questo in un Paese democratico è un prezzo che si può pagare e fa parte, in un certo senso, del “pacchetto”.

Però fa impressione da quello che è stato considerato un suo fratello gemello sentire certe affermazioni indubbiamente troppo cariche emotivamente.

Lo definisce familiarmente “fanciullo”, è ancora ossessionato dalla “Boschi” (boschismo malattia infantile del pentastellatismo) e dai suoi paracadute e addirittura se la prende pure con l’Elevato, il Fondatore, il Capo e cioè Beppe Grillo in persona, reo a suo dire, di aver portato il Movimento nelle braccia di Mario Draghi che per Di Battista deve compendiare la summa theologiae di tutti i mali del mondo.

Di Battista serve al Movimento e il Movimento serve a Di Battista, serve a Giuseppe Conte, con cui non ha certo avuto fino ad ora un rapporto idilliaco, serve a Grillo per rilanciare i Cinque Stelle delle origini, tuttavia è bene che acquisisca dal suo ex amico un po’ di moderazione, senza per questo passare dalla parte dell’acquiescenza o dell’ ”orribile compromesso”. Anche perché verrebbe da dirgli: e tu dove stavi tutti questi anni che lo frequentavi giorno e notte, anche a casa e nel tempo libero? Possibile che non ti eri accorto che mostro avevi accanto?

Possibile che non ti eri accorto di questo “orribile segreto” e cioè che Di Maio era una specie di dottor Jekill e mister Hyde e che in lui albergavano metafisicamente e dostoevskijnamente il Bene e il Male contemporaneamente?

I Cinque Stelle sono in un certo senso figli della Rivoluzione francese (ibridizzata con il peronismo) stesse dinamiche, stesso populismo, stessa rabbia sociale e sappiamo come è andata a finire: periodo del terrore di un signore che si chiamava Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre, detto l” ’incorruttibile”, esercitato contro tutti i suoi ex amici tra cui Marat e Danton. Alla fine il giro di spiccamenti del capo fu circolare, nel senso che la testa se la tagliarono l’uno con l’altro. Ecco, sarebbe bene ricordarsi ogni tanto i pericoli che ci possono essere in certe avventure e magari fare attenzione.

Un altro pericolo che corre Di Battista è quello che i greci chiamavano l’hybris cioè quella tracotanza, quell’eccesso di malsano orgoglio che prende l’eroe delle tragedie elleniche e che alla fine lo perde. Di Battista corre fortemente questo pericolo, proprio per la sua natura caratteriale. Snobbare chi ti può aiutare, non rispondere ai messaggi, sentirsi superiori a tutti, pensare di avere la verità in tasca, non accettare consigli da chi magari ha qualche anno in più e qualche esperienza anche politica in più è proprio quello che ha rovinato suo “fratello” e cioè Luigi Di Maio.

Se invece Di Battista riuscirà a controllare e vincere la sua “ombra” potrà rappresentare un nuovo rinascimento per il Movimento, altrimenti rischia alla lunga di fare la fine dell’ex ministro ed ex amico.