Politica
Il dilemma di Giorgetti, preso tra due fuochi: Salvini e Giorgia Meloni
Il ministro Giorgetti vittima dell’”effetto don Abbondio”
Il dilemma di Giorgetti: preso tra due fuochi: Salvini e la Meloni
Giancarlo Giorgetti è il principale enigma del governo. Un Amleto, una Sfinge il cui agire sembra governato più da un capriccioso principio entropico che da una linea politica chiara e da una strategia fatta di obiettivi, tempi e tattiche ben determinati. Nato in un paese del varesotto dal suggestivo nome di Cazzago, ricopre un ruolo assolutamente apicale nell’attuale governo e cioè tiene i cordoni della borsa essendo il ministro dell’Economia e delle Finanze.
Di umili origini -si legge sull’oracolo Wiki- è figlio dell’operaia Angela e del pescatore Natale.
Tuttavia è anche cugino di un noto e ricco banchiere, Massimo Ponzellini, vicino al giro di Romano Prodi e Nomisma.
Dopo il diploma di perito aziendale si è laureato alla prestigiosa Bocconi di Milano, esercitando la professione di dottore commercialista.
Appassionato di calcio della squadra inglese del Southampton e dell’italiana Varese.
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Credendo alle cose della Terra, l’Economia, non disdegna quelle Cielo essendo un cattolico fervente che va tutte i giorni a Messa, come il divo Giulio Andreotti.
Inaspettatamente, dato il carattere riservato e moderato, inizia col fascista Fronte della Gioventù dell’MSI negli anni ’80. Negli anni ’90 aderisce però alla Lega e diventa sindaco di Cazzago.
Vicinissimo al senatur Umberto Bossi ora si trova in un momento cruciale della sua carriera politica e istituzionale.
Giorgetti tra Salvini e Meloni. E la Finanziaria...
Preso tra due fuochi, quello di Salvini e quelle della Meloni dovrebbe avere un ruolo super partes ma in realtà sembra più suggestionato dalla premier che dal suo partito, pur essendo vicepresidente della “Lega per Salvini Premier”.
Una posizione difficile quella del ministro dell’Economia, soprattutto sotto Finanziaria, come è adesso.
Ogni partito vuole soldi, ogni ministro pure e Giorgetti deve barcamenarsi.
Ma come si comporterà? Giorgetti ha detto che soldi non ce ne sono, che è lo stesso mantra della Meloni, ma non della Lega che vuole finanziare il Ponte sullo Stretto, rilanciare il Nucleare e far tornare parte delle tasse verso il Nord.
Il dicastero delle Infrastrutture e Trasporti è ad alto budget ed è un formidabile motore degli investimenti pubblici.
Tuttavia Giorgetti si sta palesando appunto come un personaggio amletico che a volte sembra non sapere bene cosa fare.
Ad esempio, il decreto che colpiva gli extraprofitti delle banche è stata una misura che lo ha spiazzato perché lui del sistema bancario è sempre stato amico. Oltretutto il decreto –come noto- colpiva anche la banca Mediolanum legata alla famiglia Berlusconi.
Quindi lui ha preferito non presentarsi alla conferenza stampa e sparire sostanzialmente nel nulla pur di non dover spiegare e compromettersi.
Così anche con gli altri temi scottanti che riguardano il cruciale campo dell’Economia.
Ha detto che l’aumento dei tassi della Lagarde ha colpito l’indebitamento dello Stato e che i soldi per ripianare si dovranno trovare in altro modo, leggi nuove tasse. Vero.
Ma lo ha detto sommessamente, quasi in modalità silenziosa, sperando che i cronisti che lo inseguivano per strada non lo sentissero.
Il problema è sempre quello e cioè che Giorgetti ha “due padroni” e deve accontentare entrambi, fatti salvi tutti gli altri ministri che lo tirano per la giacchetta per avere soldi.
Ma la politica –come disse efficacemente il socialista Rino Formica- è: “sangue e merda” e gli elettori di questi tempi non apprezzano l’aplomb riservato e misterioso del ministro.
Qualche giorno fa c’è stato l’Ecofin a Santiago di Campostela per la ratifica sulla riforma del Mes.
Il presidente Donohoe -e gli altri 19 ministri economici- hanno provato a strappare qualche concessione a Giorgetti che però aveva il mandato dalla Meloni di resistere per poi giocarsi l’eventuale assenso sul tavolo di trattative più ampie che riguardano, ad esempio, l’immigrazione.
Donohoe ha alla fine dichiarato:
«Riconosciamo e apprezziamo gli sforzi di Giorgetti, che ci ha descritto le sfide della situazione politica in Italia. Ma non ci aspettiamo realisticamente che qualcuno sia in grado di garantire i risultati».
Il ministro Giorgetti vittima dell’"effetto don Abbondio"
Ma anche qui il suo comportamento è stato elusivo e non assertivo, dando ulteriormente l’impressione di essere vincolato da troppi paletti politici interni.
“Il coraggio” –diceva Don Abbondio-” se uno non ce l’ha mica se lo può dare”. Ma in politica non si può giocare sempre in difesa, soprattutto ora che la Lega è impegnata nella competizione interna con Fratelli d’Italia per le Europee.