Politica
Santanchè, FdI prende tempo e la ministra studia le dimissioni (e il patteggiamento)
Il Ministro parla per la prima volta di "riflessioni" e Fratelli d'Italia coglie la palla al balzo. E alla bouvette si aggiunge che...
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Santanchè, la Camera respinge la mozione di sfiducia ma le dimissioni del ministro sembrano vicine
Chi ha scommesso sui franchi tiratori oggi alla Camera ha sbagliato la sua puntata. Ma la sensazione, palpabile a Montecitorio è che le dimissioni di Daniela Santanché non sono mai state così vicine. Tutto infatti nel voto è filato liscio, come previsto con la maggioranza compatta con il Ministro del Turismo, ma oggi in aula qualcosa di importante e nuovo è successo.
Il ministro Santanché nel suo intervento parla per la prima volta di “riflessioni sulle dimissioni, ma da sola”. E a stretto giro, il suo gruppo non si fa scappare l’occasione di mettere a verbale che per la prima volta Fdi ha dichiarato in chiaro che “apprezza le parole del ministro sulle dimissioni”. Un fatto nuovo, non più una difesa a oltranza. Frase lasciata non a un big del partito nella dichiarazione di voto, ma al quisque de populo Andrea Pellicini: “Ho molto apprezzato le parole della ministra Santanché’” che ha detto che "se dovesse essere rinviata a giudizio farebbe una seria riflessione e potrebbe anche lasciare e questo le fa onore perché dimostra che antepone a se' il bene delle istituzioni …”.
Segnali di abbandono. E nel Transatlantico questi segnali vengono letti e commentati: “L’hanno mollata” è il refrain che abbraccia non solo l’opposizione. Ma non è tutto. Alla buvette infatti e attorno a qualche divanetto serpeggia l’ultima ora: “Pare che sia stato consigliato alla ministra, nel caso di un rinvio a giudizio, di dimettersi e un minuto dopo correre a patteggiare”. La ministra, lo ricordiamo, è indagata per truffa ai danni dello Stato. A Santanchè viene imputato di aver "dichiarato falsamente" che durante la pandemia i dipendenti della sua azienda fossero in cassa "a zero ore", mentre invece svolgevano le "proprie mansioni" in "smart working".
Lei si è sempre dichiarata vittima ma allora perché oggi accarezzare l’idea delle dimissioni e patteggiare? È presto detto: la pena prevista in caso di truffa ai danni dello stato è la reclusione da uno a cinque anni e la multa da euro 309 a euro 1.549. Oltre a rischiare una condanna con la conseguente pena, è possibile una misura cautelare come il sequestro dei beni. Insomma, il danno sarebbe ben più grave.
La mozione è stata respinta, seppur con 206 voti contrari e 37 assenti che qualcuno malignamente fa notare, ma la Ministra può tirare un sospiro di sollievo almeno fino alla udienza del Gip. Quando probabilmente il sospiro di sollievo lo tirerà Giorgia Meloni.