Direzione Pd, Renzi ha scelto. Ora alle elezioni sarà sfida Centrodestra-M5S
Matteo Renzi ha scelto. Nonostante gli appelli all'unità della sinistra arrivati da Prodi, Veltroni, Franceschini e tanti altri, il segretario dem, di fatto, ha chiuso la porta ad Articolo 1 - Mdp e a Sinistra Italiana ipotizzando per le prossime elezioni politiche una mini-alleanza che contenga Alternativa Popolare, Pd, Radicali, Verdi, Italia dei Valori e (forse) Campo Progressista di Giuliano Pisapia (sicuramente non ci sarà la presidente della Camera Laura Boldrini).
Nonostante l'ottimismo dell'ex premier, che in Direzione si è detto certo di guidare di nuovo il primo gruppo parlamentare dopo il voto, osservando le recenti elezioni regionali in Sicilia e la media dei sondaggi sulle intenzioni di voto, la prossima sfida elettorale sembra sempre più tra il Centrodestra (favorito) e il Movimento 5 Stelle del duo Di Maio-Grillo. Renzi, con la rottura a sinistra, sembra più correre per evitare che gli altri vincano, in modo tale da cercare poi un governo di larghe intese con Berlusconi guidato magari da Paolo Gentiloni.
D'altronde non poteva che finire in questo modo. I bersaniani avevano chiesto al segretario dem una forte autocritica e una totale discontinuità con il passato del suo governo. Ciò significava rinnegare ad esempio la Buona Scuola e il Jobs Act. Impossibile, anche per il Renzi meno rottamatore e più conciliante degli ultimi giorni. Almeno così si è fatta un po' di chiarezza verso il voto. Ora spetta a Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia dissipare le nubi su un Centrodestra più forte nei numeri che nelle idee comuni.