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Politica
Don Coluccia, quando l’eccessivo protagonismo nuoce alla causa

Don Coluccia, quando l’eccessivo protagonismo nuoce alla causa

Doverosissima premessa: la criminalità è il male e chiunque la combatte è il bene, soprattutto se si tratta di droga e spaccio ma… E il “ma” riguarda come si porta avanti questa battaglia. Ad esempio, i “preti Jeeg Robot” che vediamo sempre più spesso in Tv non rischiano di far evaporare la loro azione a causa di un eccessivo protagonismo mediatico che li vede comparire ovunque nell’universo catodico e non?

Il caso di don Antonio Coluccia, ad esempio, è emblematico. Stanziato a San Basilio, una delle capitali della droga romana, è un prete itinerante. Gira con un pallone da calcio e con un megafono tra le degradate e polverose periferie romane, manco fosse al Grande Fratello e forse lì finiremo presto per trovarcelo questo prete Superman che non vede l’ora di parlare di sé e del proprio Ego, più che delle cose che fa. Sembra il predicatore invasato Zenone, rappresentato magnificamente da Enrico Maria Salerno ne “L’Armata Brancaleone” di Mario Monicelli.

Al grido di “Deus vult!, “Dio lo vuole!”, guidava una processione di altrettanti invasati verso la Terra Santa, per poi perdersi e finire in un dirupo, mentre attraversava “uno cavalcone”, cioè un ponte sospeso. Tempo addietro il prete antidroga, accompagnato dalla scorta, fu accolto da una pioggia di sassi al Quarticciolo, quartiere della periferia pasoliniana di Roma. E lui che fa? Si gode la persecuzione, come il monaco Zenone. Riportiamo un brano di una intervista al Corriere della Sera.

D: “Hanno cercato di fermarla ancora l’altra notte?” 
R: “Sì, con una pioggia di sassi, belli grossi, che se ci colpivano avrebbero fatto male. Ma il Signore è con noi e un albero ci ha protetto dalla sassaiola”.

“Il Signore è con noi!”, “Gott Mit Uns”, dice Don Coluccia. Ma più che “il Signore”, che è troppo indaffarato a mettere a posto l’universo, a salvarlo è stata una laicissima scorta e non un intervento preternaturale, come lui vuol fare credere.

E poi ancora:

D: “Come sceglie i posti?”

R: “Esperienza decennale, le chiamo “strade blu”, dal colore della plastica usata per incartare cocaina e crack. Ogni piazza è in mano a bande criminali diverse: la ‘ndragheta a San Basilio, camorra al Quarticciolo, romani e albanesi al Laurentino 38 e Tor Bella Monaca. Ma c’è tanta gente perbene: bisogna lottare anche per loro”.

Da questo punto di vista la sua attività è meritoria ma non la deve fare lui – senza il protagonismo che ha mostrato finora -, la deve fare lo Stato che invece è assente. Lo Stato e non un privato. Lo Stato è pagato per farlo e ha i mezzi se volesse. “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi!”, diceva Bertolt Brecht ne “La Vita di Galileo”.

Poi ci sono loro, i politici, che non vedono l’ora di farsi fotografare con lui per drenare consensi. Emblematico fu – ad esempi o- il caso di Virginia Raggi, l’ex sindaca di Roma, che preoccupata della presenza dell’allora candidato Roberto Gualtieri (che poi vinse mentre lei finì mestamente ultima) si dovette precipitare nella notte a contendergli il Don, non il fiume russo, ma l’ecclesiastico.

“Stanotte, prima di tornare a casa, sono andata a San Basilio. C’era Gualtieri, mai visto prima in zona”, scrisse su Twitter. Notare come l’allora sindaca ci faccia notare che mai il suo rivale si era fatto vedere prima nella zona e che ora invece compariva in campagna elettorale. Ecco, se Don Coluccia evitasse la sua esposizione mediatica si eviterebbero imbarazzanti quadretti come questo.

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