Politica
Drin Drin, "intendiamo costruire un’entità politica di estremo centro". Intervista al co-fondatore Michele Boldrin
"Il congresso per diventare un partito sarà a settembre"

Michele Boldrin
"Carlo Calenda è un interlocutore con cui abbiamo compreso di poter dialogare e con il quale siamo contenti di discutere e collaborare"
L’associazione Drin Drin è una realtà politica, nata nel settembre 2024 ed in continua crescita, con all’attivo circa 12.000 iscritti. In procinto di diventare partito attraverso una fase congressuale che si completerà nell’autunno del 2025, Drin Drin si propone come alternativa ai due attuali blocchi maggioritari, polarizzati a destra e a sinistra.
Drin Drin opera per aggregare quella parte di società civile che vuole riformare il paese ed ha come priorità la crescita economica, la modernizzazione della PA e del sistema educativo in particolare. La stella polare del Drin Drin è il futuro delle nuove generazioni, le sole da cui possa venire il rilancio dell’Italia.
Insieme ad Azione, +Europa e Radicali Italiani, Drin Drin ha lanciato un manifesto per la sicurezza nazionale fondata sulla difesa europea e la deterrenza militare, condizioni necessarie per la pace in Europa.
Questi temi sono al centro dell’evento congiunto “Keep calm e Difenditi, Europa” il prossimo 9 maggio a Milano, presso il teatro Dal Verme. L'intervista di Affaritaliani.it a Michele Boldrin, co-fondatore Movimento Drin Drin.
Qual è il significato dell’evento del 9 maggio?
"Da tre anni assistiamo ad una guerra feroce e a continui attacchi mediatici, elettronici e financo materiali da parte della Russia nei confronti di paesi dell’Unione Europea. L’obiettivo è chiaro: ricostruire l’impero russo-sovietico riprendendo il controllo, diretto o indiretto, di una serie di territori e popolazioni che la Russia considera da lungo tempo nella propria sfera di influenza.
All’orizzonte di questo progetto secolare sta l’Unione Europea, la cui forza ed esistenza impediscono l’allargamento del dominio russo sui paesi limitrofi da un lato e, dall’altro, la rende il naturale obiettivo del progetto moscovita di allargamento della propria area d’influenza. L’UE è oggi l’unica entità politica capace di contrastare la lenta costruzione di un impero totalitario euroasiatico centrato su Mosca, la terza Roma.
Con questa iniziativa intendiamo segnalare che in Italia esistono forze politiche le quali, avendo ben chiaro tale pericolo, intendono opporvisi.
Il modo migliore per costruire un’opposizione efficace consiste nel rendere il pericolo esplicito e informare i cittadini della sua portata, che si sviluppa nell’arco di un periodo molto lungo e a fronte della quale occorre mettere in campo una medesima strategica pazienza. Possiamo difenderci solo costruendo un’Europa libera, prospera e unita".
Quando l’associazione Drin Drin diventerà un partito?
"Il congresso finale nazionale che trasformerà il Drin Drin in un partito sarà a settembre 2025. Il congresso è un processo aperto che inizierà sui territori nella seconda metà di maggio".
Quale sarà la collocazione politica di Drin Drin nel sistema bipolare maggioritario?
"Il sistema non è necessariamente bipolare. Lo è perché fino ad ora si sono formate due grandi aggregazioni populiste, una di estrema destra e una di estrema sinistra. Intendiamo costruire un’entità politica di estremo centro, totalmente pragmatica, ovvero orientata a risolvere problemi. Sono convinto che esista una fetta grande di italiani che sta solo aspettando questo: un centro coerente, un centro immoderato, un centro che sappia fare pragmaticamente politiche riformiste".
C’è spazio per il Centro in Italia?
"Assolutamente sì, anzi c’è un’enorme domanda di politiche radicalmente riformatrici che abbiano il futuro del paese come stella polare".
Il Drin Drin si ispira alla Democrazia Cristiana?
"Il Drin Drin si ispira a tutto ciò che di buono è stato fatto nella politica italiana ed estera. La Democrazia Cristiana ha avuto un ruolo importante perché ha consentito all’Italia di restare nel mondo libero, di collaborare a costruire e tenere in piedi le strutture democratiche, di favorire, almeno per i primi 25 anni, lo sviluppo economico.
La DC ha anche dimostrato di avere un alto grado di tolleranza nei confronti delle molte diversità della popolazione italiana, che è particolarmente eterogenea. Non c’è da imparare solo dalla DC. C’è da imparare dal popolarismo e dalle minori ma significative tradizioni Repubblicana, Socialdemocratica e Liberale.
Oso dire che possiamo imparare persino dalla tradizione del PCI, per quanto riguarda l’attenzione alle condizioni delle classi meno abbienti, pur consapevoli che le politiche il PCI proposte avrebbero danneggiato quelle stesse classi sociali. Intendiamo imparare da diverse esperienze politiche e partitiche, ammodernarle e metterle assieme per il ventunesimo secolo".
Calenda e Renzi come interlocutori?
"Carlo Calenda è un interlocutore con cui abbiamo compreso di poter dialogare e con il quale siamo contenti di discutere e collaborare. Ha preso molte posizioni, a volte approvabili e a volte no. Però si muove verso obiettivi non dissimili dai nostri e a noi farebbe piacere se si trovasse una maniera di convergere, anche se crediamo poco alle alleanze dei piccoli partiti ognuno con il loro capo.
Lo stesso vale per +Europa ed altre realtà minori che si collocano al centro. La cosa prioritaria per ora è ragionare sui problemi e collaborare su obiettivi politici concreti, che definiscano una visione di paese radicalmente alternativa a quella dei populismi di sinistra e di destra.
Matteo Renzi ha avuto tante occasioni nella vita e mi pare che le abbia sprecate tutte, tranne quelle per la gloria personale. Mi sembra palese abbia ora deciso di stare con Conte. Peccato. Al momento bisogna solo augurare loro di fallire perché, se vincono, faranno solo danni al paese. In politica bisogna saper andare oltre i personalismi, quindi ci auguriamo cambi idea e capisca che il personalismo porta solo alla sconfitta e ad effimeri momenti di gloria personale".
Romano Prodi ha cercato di farvi desistere?
"Romano ha provato a far desistere Alberto, il perché va chiesto a lui. Forse per amicizia, perché sa che la politica porta tensioni, è una cosa agitata, a volte si litiga ed è faticoso".
Sperate di sottrarre il voto dei cattolici al PD?
"Ce lo auguriamo. Ci auguriamo di attrarre il contributo fattivo ed il voto di tutte le persone per bene che credono in un futuro del Paese e non vogliono farlo governare da gente come Conte o Salvini, o da politici scadenti come Schlein, Provenzano, Orlando o altri nomi che girano nel PD.
Pensiamo che ci siano fette di Italia che votano PD, Forza Italia e Fratelli d’Italia capaci di ripensare le proprie passioni politiche in senso positivo. Questi pezzi d’Italia possono trovare in quello che stiamo costruendo un centro immoderato, un punto di riferimento per fare finalmente quello che molti di loro da tempo auspicano venga fatto, cioè riforme strutturali vere. Per ragioni ideologiche e per interesse dei gruppi dirigenti, i partiti che in questo momento tanti italiani votano quelle riforme non le faranno mai".
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