Politica
Elezioni 2022, cattolici smarriti: Cei e Sant’Egidio irrilevanti nelle urne
La galassia cattolica non ha avuto indicazioni di voto ed è stata lasciata libera di scegliere
Elezioni politiche 2022, cattolici senza peso alla urne
Come hanno votato i cattolici? Sono soddisfatti dell’esito delle elezioni? Se lo chiedono in molti. Sondaggisti, opinionisti, commentatori, giornalisti, leader politici. Il peso del loro voto è stato quasi irrilevante, come ormai accade da qualche lustro. A nulla è servito l’appello di inizio settembre del segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, “i cattolici devono tornare a esprimere la loro posizione all’interno del dibattito politico”.
Allo stesso modo, il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), Matteo Zuppi, non è riuscito a toccare le corde giuste, quando, qualche giorno fa, al 27° Congresso eucaristico nazionale a Matera, ha chiesto davanti a Papa Francesco, di “ritrovare la passione di ricostruire la comunità lacerata” e di “difendere la casa comune” dei cattolici contro “l’altro virus”, dopo il Covid, che rischia di colpire le persone: l’individualismo.
Il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin
Irrilevante anche l’appello di Comunione e liberazione, a pochi giorni dal voto, "a non cedere all'ingannevole sentimento di sfiducia che alimenta l'astensione", contenuto nel documento dal titolo "Il cammino verso il bene comune - alcuni criteri fondamentali per affrontare le elezioni".
Dalla Comunità di Sant’Egidio, storico movimento cattolico molto attivo nel volontariato (Zuppi detiene il titolo cardinalizio dell’omonima chiesa in Trastevere, a Roma), bocche cucite ma disponibilità a fornire le chiavi di lettura adeguate in camera caritatis. L’ultima uscita pubblica è stata quella del fondatore Andrea Riccardi, al convegno organizzato dall’Istituto Luigi Sturzo, qualche settimana fa, dal titolo, appunto, “Cattolici e politica, ieri e oggi”. "Tutto finito", ha liquidato Riccardi perché quelli fatti ultimamente sono solo "tentativi di ricostituzione tardiva" di una presenza organizzata in politica. L'incosistenza cattolica, per Riccardi, accomuna tutti i Paesi del mondo, a partire dall'America Latina, perché è un "problema di leadership e di culture". Dal voto di domenica emerge chiaramente.
A Roma, tra le figure riconoscibili dal e nel mondo dell’attivismo cattolico, è stato eletto solo Paolo
Ciani, esponente di Centrosinistra e membro della Comunità di Sant’Egidio. Una vittoria conquistata nel primo municipio del collegio uninominale Lazio 1, impresa non semplice visto il “sacco” fatto dal Centrodestra. A dimostrazione che quando si lavora a stretto contatto con la gente, questo viene ripagato. Nel caso di Ciani con un 38,46%, vale a dire 74.145mila voti. A urne appena chiuse, ora - si ragiona - è il momento di riflettere. La galassia cattolica, sostanzialmente, non ha avuto indicazioni di voto ed è stata lasciata libera di scegliere. Parlare di "sconfitta" non ha tanto senso. Se perde la Cei, perde Zuppi e quindi perde Papa Francesco. L’arcivescovo di Bologna, infatti, ha una linea Bergogliana.
"Agli eletti chiediamo di svolgere il loro mandato come 'un'alta responsabilità', al servizio di tutti, a cominciare dai più deboli e meno garantiti”, ha commentato il presidente della Cei a margine del voto. "L'agenda dei problemi del nostro Paese è fitta”, preoccupa “la povertà in aumento costante” e “l'inverno demografico”. Moniti (a chi dovrà governare) da parte di chi non è riuscito o non ha voluto mobilitare il gran numero di cattolici presenti nel Paese.