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Politica
Elezioni domenica 12 marzo. Renzi accelera, si va al voto

Ci siamo. Da mercoledì pomeriggio, dopo l'approvazione della Legge di Bilancio e la conversione in legge del decreto terremoto, si aprirà quasi certamente la crisi di governo. Non è escluso infatti che il premier Matteo Renzi, dopo gli adempimenti parlamentari, possa recarsi immediatamente al Quirinale da Sergio Mattarella per rassegnare (questa volta effettive) le sue dimissioni da premier.

Una salita al Colle prima diventata ancora più probabile dopo che il Capo dello Stato ha annunciato di aver cancellato la sua presenza a Milano per presenziare alla prima della Scala. Il Presidente dovrebbe dare quindi l'avvio - il giorno dopo, giovedì, o al massimo venerdì - alle consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo.

Da mercoledì sera, dunque, può aprirsi la crisi di governo. Spetterà al Quirinale, poi, la decisione sul calendario delle consultazioni: giovedì e venerdì, nonostante il ponte della festa dell'Immacolata o lunedì e martedì. Saranno convocati come di consueto, oltre ai presidenti delle Camere Laura Boldrini e Pietro Grasso e al presidente emerito Giorgio Napolitano - per la prima volta ascoltato al Quirinale nella veste di ex capo dello Stato - tutti i gruppi parlamentari. Per questo, in vista delle consultazioni, fra martedì e mercoledì sono in programma moltissime riunioni di tutti i partiti per il mandato da affidare alle delegazioni parlamentari che saliranno al Colle.

Martedì Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Denis Verdini ed Enrico Zanetti, Riccardo Nencini hanno riunito, rispettivamente, i vertici di Forza Italia e delle moderate della maggioranza: Nuovo Centrodestra (la direzione si riunirà anche mercoledì), Ala-Scelta Civica e Partito Socialista. Mercoledì, invece, Matteo Renzi riunisce la direzione del Pd e il MoVimento Cinque Stelle l'assemblea congiunta dei parlamentari. Saranno le prime consultazioni targate Mattarella.

Trattandosi di consuetudine, non esistono regole fisse sulla composizione delle delegazioni ferma restando la necessità della rappresentanza parlamentare. Sarà dunque il nuovo capo dello Stato a decidere se limitare la presenza al Colle dei capigruppo o estenderla anche ai leader politici. L'ultima volta Giorgio Napolitano non lo fece. Così facendo al Colle per le consultazioni non salirono né il segretario Pd Matteo Renzi, che avrebbe dovuto indicare se stesso per la premiership, né il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, decaduto dal Parlamento, né Beppe Grillo. Fin qui i tempi della crisi che comunque dimostrano come ormai la strada verso le elezioni politiche anticipate sia spianata.

Tanto che - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - nei colloqui tra Renzi e Alfano si sarebbe già ipotizzata la data di domenica 12 marzo 2017 come giorno per l'apertura delle urne e il rinnovo di Camera e Senato. Il leader dem punta ad anticipare le Presidenziali francesi per evitare l'onda lunga della quasi certa sconfitta dei socialisti di Valls.

Quanto alla legge elettorale, la Consulta deciderà sull'Italicum il 24 gennaio (clicca qui), l'ipotesi che circola in ambienti dem è quella di inserire nel Consultellum, valido per il Senato e da estendere anche a Montecitorio, un premio di maggioranza che garantisca la governabilità. Il premio sarebbe esteso anche alla coalizione, e non solo al primo partito-lista come previsto nell'Italicum, per evitare di avvantaggiare il Movimento 5 Stelle. Anche se è facile pensare che in molti grideranno alla riforma 'anti-grillini'. Ma al Centrodestra, e anche al Pd che vuole andare alle urne con i centristi di Alfano, conviene il premio di maggioranza alla coalizione.

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