Politica

Germania, Tajani e Salvini litigano (di nuovo). Meloni, non lo dice, ma sta con Forza Italia

Alla premier va bene la coalizione Cdu-Spd. Ecco perché

Di Alberto Maggi

Meloni punta a restare l'unica vera interlocutrice con Trump e ponte tra Usa e Ue, per questo meglio Afd all'opposizione

"I popolari sono il vero argine alla deriva populista". "Il cambiamento vince, brava Alice Weidel. Avanti così!". Lette queste due dichiarazioni, diametralmente opposte tra loro, sembra di ascoltare due partiti che sono lontanissimi tra loro e certamente non al governo insieme. Invece il primo è il commento di Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, sull'esito delle elezioni in Germania. E il secondo è quello di Matteo Salvini, anche lui vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, dopo l'esito del voto tedesco.

Che Forza Italia e la Lega fossero agli antipodi lo si era ben capito con le uscite di Donald Trump e del suo vice J.D. Vance che hanno terremotato l'Unione europea e aperto a Vladimir Putin scaricando il "comico mediocre" e "dittatore" di Kiev Zelensky. Ma più di ogni altro evento, le elezioni per il rinnovo del Bundestag dimostrano in plastico e inequivocabile come le distanze nella maggioranza di Centrodestra in politica estera siano siderali.

Tajani punta a rafforzare l'Europa, pur senza rompere con Washington, Salvini punta tutto sul legame con la Casa Bianca e a stravolgere l'Ue di burocrati e tecnocrati. Giorgia Meloni tace e anche da Fratelli d'Italia non sono arrivati significativi e particolari commenti sui risultati delle elezioni in Germania.

Ma secondo quanto spiegano ad Affaritaliani.it fonti ai massimi livelli del partito di maggioranza relativa, la presidente del Consiglio ha tirato un sospiro di sollievo quando ha visto che BSW Bündnis di Sahra Wagenknecht, la sinistra radicale rosso-bruna amica di Marco Rizzo, si è fermata al 4,97% restando così fuori dal Bundestag permettendo a Friedrich Merz, leader dei cristiano-democratici della Cdu di formare un governo con la malconcia Spd del cancelliere uscente Olaf Scholz.

Se BSW fosse entrata in Parlamento, avrebbero dovuto cercare di allargare la coalizione anche ai Verdi (quasi impossibile) con tempi lunghissimi, instabilità politica e rischio di nuove elezioni. Meloni non è mai stata vicina ad Afd di Alice Weidel, che comunque non è più nemmeno nel gruppo della Lega al Parlamento europeo ma come si vede dalle dichiarazioni a vicinanza politica - grazie soprattutto a Elon Musk - resta strettissima.

La premier è ben contenta che Merz (eterno rivale interno di Angela Merkel) abbia chiuso alla destra estrema in modo tale da poter restare l'unica interlocutrice diretta di Washington e dell'Amministrazione Usa per giocarsi fino in fondo quel ruolo di pontiere tra le due sponde dell'Atlantico. Ma la grande coalizione Cdu-Csu/Spd serve alla leader di Fratelli d'Italia anche per giocare sul doppio binario dell'Europa e del rapporto con gli Usa.

L'ipotesi, scongiurata, dell'instabilità tedesca con il rischio di ritorno alle urne avrebbe di fatto demolito l'Unione europea, vista anche la debolezza di Emmanuel Macron. Quindi, tutto sommato, per Meloni Merz cancelliere con l'Spd junior partner è il male minore. A Bruxelles l'obiettivo quello di rifondare l'Unione europea e le posizioni rigide sull'immigrazione del leader della Cdu piacciono a Palazzo Chigi, anche se saranno in parte mitigate dall'alleanza con i social-democratici.

E l'esclusione di Afd dal governo a Berlino consente a Meloni di restare l'interlocutrice numero uno di Trump sia sulla politica estera, conflitto in Ucraina ma non solo, sia sui dossier economici, dazi in testa. E quindi, tirando le somme, anche se non lo dirà mai il pensiero della presidente del Consiglio è molto più vicino a quello del suo vicepremier Tajani che non a quello dell'altro vicepremier Salvini.

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