Politica
Elezioni sondaggi riservati fanno tremare il Pd. Letta lascia, caos governo
Elezioni comunali sondaggi riservati fanno tremare il Pd. Ecco perché Letta litiga con Salvini e ora pure con Draghi
Enrico Letta si agita. Si muove. E' politicamente molto, molto attivo. Le liti quotidiane con Matteo Salvini non erano sufficienti, non bastavano più. Ha dovuto ritirare fuori la proposta di tassare i ricchi (vecchia idea della sinistra del secolo scorso) per finanziare una dote per i 18enni. Con tanto di reprimenda pubblica del premier alla quale ha fatto seguito un lungo colloquio, oggi, proprio tra il presidente del Consiglio e il segretario del Partito Democratico. Un colloquio per niente cordiale, come si sono affrettate a sottolineare le fonti Dem del Nazareno, ma piuttosto burrascoso e dai toni particolarmente accesi.
Ma che cosa spinge Letta a fare una guerra quotidiana e ad aprire continuamente fronti nella già traballante maggioranza? Fonti qualificate raccontano ad Affaritaliani.it di uno studio realizzato da una primaria casa di sondaggi sulle elezioni comunali di ottobre. Rilevazioni sulle cinque principali città chiamate al voto dopo l'estate che non possono essere diffuse, ma che circolano sui tavoli delle segreterie dei principali partiti e che stanno agitando i vertici del Pd, segretario in testa. Si sa che Letta, chiamato da Parigi per risollevare un partito frastornato dalle improvvise dimissioni di Nicola Zingaretti, si gioca tutto alle Amministrative.
Una sconfitta, visto il flop dell'alleanza con i 5 Stelle, in teoria di Giuseppe Conte ma in pratica non ancora di Giuseppe Conte, rilancerebbe la richiesta di un congresso vero (con primarie ed elezione popolare del segretario) da parte delle minoranze, Base Riformista in testa. E, la logica conseguenza, come tutti sanno anche se nessuno ammette, sarebbero le dimissioni del segretario nazionale. Tornando a quei sondaggi riservati, il quadro non è certo sorridente per il Pd.
A Roma è sfida a tre ed è concreta la possibilità che al ballottaggio arrivino la sindaca uscente grillina Virginia Raggi e il candidato (ancora mancante) del Centrodestra con la clamorosa esclusione dell'ex ministro dell'Economia Dem Roberto Gualtieri. A Milano, ed è forse la notizia più sorprendente, la riconferma di Giuseppe Sala viene data come "non certa", con una lotta serrata con il Centrodestra al secondo turno. Il tutto prima ancora di conoscere le decisioni di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Ma anche a Torino, Napoli e perfino a Bologna, città storicamente di sinistra, i numeri (i sondaggi sono stati effettuati negli ultimi giorni e sono quindi molto freschi) non assegnano una chiara vittoria del Pd e, anzi, soprattutto nel capoluogo piemontese e in quello campano, segnalano una sfida "molto aperta" con il Centrodestra.
La speranza di Letta è che Salvini, Meloni e Tajani continuino a litigare e non trovino candidati forti per le Amministrative. Se così non fosse, almeno sulla carta, il Pd rischierebbe in autunno un clamoroso 0 a 5 (ma già perdere Milano e Roma sarebbe politicamente devastante) che terremoterebbe i vertici del partito e forse anche il governo Draghi (oltre alla titubante alleanza con i 5 Stelle).