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Politica
Elezioni Usa. Flop di sondaggisti, media e finanza. Perché non ci prendono mai

La valanga blu dei Democratici di Joe Biden che doveva farlo stravincere non si è vista. E’ l’ennesimo flop di sondaggisti, grandi media e finanza che forse hanno scambiato i propri desideri con la volontà popolare statunitense. Il meccanismo si ripete, lo abbiamo visto lampante all’opera con la prima affermazione di Donald Trump nel 2016 e con la Brexit, ormai un’ onda diffusa che avvolge il mondo Occidentale.

Buona parte dei media mainstream e degli intellettuali che ci lavorano non sono interessati a conoscere gli umori, le paure, i desideri e i pensieri degli elettori.

Non è una scoperta di oggi, ma i media non stanno lì per informare ma per vendere pubblicità e merci.

E la realtà non si scopre, ma è l’insieme di idee e visioni che hanno pochi eletti di un Paese che trasmettono la verità ai consumatori. Il compito del media è tutto qua: farsi scegliere (il tal giornale, la tale tv o programma, la campagna del social, ecc…) costruendo un processo di identificazione tra te e lui.

Quando ci sono le elezioni diventa tutto più complicato. Oltre alla bibita X e al detersivo Y il prodotto da vendere per il media è il politico candidato. Il media lo fa con il sistema della polarizzazione, cioè si estremizza uno scontro politico tra candidati come fosse lo spettacolo di un talent.

Gli affari vanno meglio e si parteggia per questo o quel candidato che alimenta la propria visione del mondo (e in molti casi anche i propri affari).

Lo scopo quindi diventa influenzare il cittadino sulla scelta cercando di vendere quel prodotto e non di informare sui fatti. Alla fine della campagna politica, con la logica della vendita dei prodotti, avranno venduto un candidato.

Altrimenti sarebbero inspiegabili questi flop a ripetizione e la precognizione di onde devastanti che non si sono neanche intraviste. Da molti mesi a questa parte anche la Finanza Usa ha scommesso sulla vittoria netta di Biden.

A poche ore dal voto Biden veniva dato avanti con un distacco di 7 punti percentuali su Trump e prima delle elezioni si parlava di un distacco percentuale di 16 punti.

Il problema è che da un po’ di tempo capita l’irreparabile. I media puntano su un candidato o una scelta ma le masse abbracciano l’opposto.

Disposti fino a ieri a scommettere su una affermazione facile dell’ex vice di Barak Obama hanno trovato sul campo un Donald Trump forte, sostenuto da almeno metà degli Stati Uniti; non è chiaro ancora se sia la maggioranza o meno degli americani.

Per adesso Florida e Ohio, due degli Stati incerti sono stati assegnati a Trump che in questo momento è dato avanti in Georgia, North Carolina e Pennsylvania (dove lo scrutinio dovrebbe finire venerdì).

Biden è invece avanti in Michigan e Wisconsin altri due Stati incerti. La partita è del tutto aperta

Nonostante le sue debolezze come candidato, alcuni sondaggisti avevano predetto con una certa spocchia la valanga Biden in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin e che avrebbe invaso le classiche roccaforti repubblicane del Sud che invece sono rimaste tali. I sobborghi, le periferie e l’America profonda, con cui non parla nessuno, stanno con Trump.

Biden ha cercato di trasformare la campagna elettorale in un referendum monotematico sulla gestione del Coronavirus ma non sembra abbia sfondato come invece anche i media europei raccontavano a canali unificati.

Nel sentiment degli americani la tenuta economica del sistema sembra aver pesato più della gestione del virus. Così come la determinazione reattiva del presidente in carica Trump nei confronti della pandemia.

Nessuno dei due candidati in lizza sa come andrà a finire. Ma anche con un Biden vincitore chi ha perso davvero sono sondaggisti, grandi media e finanza.

 

 

 

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