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Esercito europeo e armi all’Ucraina: le posizioni dei partiti italiani

Il piano ReArm Europe ha ricevuto reazioni contrastanti in Italia. La Lega si smarca da FdI e FI. Centristi favorevoli, compatte per il no le altre forze. Se si votasse oggi, non ci sarebbero i numeri

di Federico Ughi

Esercito europeo e armi all’Ucraina: le posizioni dei partiti italiani

"Viviamo in tempi pericolosi, la sicurezza dell’Europa è minacciata in modo serio, la questione ora è se saremo in grado di reagire con la rapidità necessaria". Con queste parole, Ursula von der Leyen ha presentato il piano ReArm Europe, la nuova strategia della Commissione europea che punta a rafforzare la capacità militare dell’Unione attraverso un aumento delle spese per la difesa, il sostegno all’Ucraina e la creazione di un meccanismo comune per finanziare gli armamenti. "Siamo pronti ad aumentare la spesa per la difesa, per sostenere l’Ucraina e per il bisogno a lungo termine di assumerci maggiori responsabilità per la sicurezza europea. Continueremo a lavorare con i nostri partner nella Nato, questo è un momento chiave per l’Europa e siamo pronti a fare di più".

Le dichiarazioni della presidente della Commissione non hanno però raccolto consenso unanime, specialmente in Italia, dove il tema della difesa comune continua a spaccare le forze politiche. Se alcuni partiti di governo, come Fratelli d’Italia e Forza Italia, vedono nel piano un passo avanti nella costruzione di un'Europa più forte, la Lega si smarca con dure critiche. Sul fronte delle opposizioni, il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra contestano apertamente il progetto, mentre Azione e Italia Viva si schierano a favore. Vediamo nel dettaglio le posizioni dei vari schieramenti politici

Governo diviso: Fratelli d’Italia e Forza Italia favorevoli, la Lega contraria

All’interno della maggioranza, la proposta di von der Leyen crea tensioni. Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, si schiera a favore. Nicola Procaccini, co-presidente dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo, non ha dubbi: "Finalmente l’Unione europea si risveglia dal sogno bucolico di poter essere una sorta di superpotenza erbivora in un mondo di carnivori". Secondo lui, è "giusto aumentare gli investimenti in difesa e sicurezza", mentre Carlo Fidanza, capo delegazione di FdI al Parlamento europeo, aggiunge che il piano "ha il merito di passare finalmente dalla mera enunciazione di principio a strumenti concreti per rafforzare il quadro degli investimenti europei nella difesa".

Forza Italia, attraverso il suo leader e ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottolinea la continuità con il progetto politico del Partito Popolare Europeo, di cui von der Leyen è esponente: "Finalmente si fanno concreti passi in avanti per costruire una indispensabile difesa europea. Era il grande sogno di Alcide De Gasperi e Silvio Berlusconi. Ora bisogna realizzarlo, senza indugi, nel modo migliore possibile per rendere più forte l’Europa nel contesto di una solida alleanza con gli Stati Uniti".

Dall’altra parte, però, la Lega si smarca, con una posizione nettamente contraria. Matteo Salvini, parlando durante un convegno in Lombardia, ha attaccato direttamente la presidente della Commissione: "Per Ursula von der Leyen gli Stati europei possono fare debito solo per armarsi. È questa la via maestra per sostenere e lasciare i nostri figli in un continente in pace? Ragioniamoci". Sulla stessa linea, il senatore Alberto Bagnai, economista di punta del Carroccio, definisce l’idea di un esercito europeo "folle e inaccettabile". "Siamo nell’assurdità: qualcuno, dimenticando la Nato, parla di esercito unico, senza che questo possa essere minimamente paragonabile a quello statunitense o russo e senza che ci sia dietro uno Stato", afferma Bagnai, criticando la facilità con cui "si trovano soldi per inviare soldati in guerra, anche se non si sa bene comandati da chi".

A sollevare preoccupazioni all'interno del Carroccio è anche la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava, che chiede di non dimenticare la sicurezza delle infrastrutture energetiche strategiche: "Ignorare questo aspetto significherebbe lasciare scoperti punti critici per la tenuta del sistema nazionale e europeo, con conseguenze potenzialmente gravi per cittadini e imprese".

Le opposizioni: PD, M5S e AVS contro il piano di riarmo europeo

Se all’interno della maggioranza le divisioni sono evidenti, nel campo delle opposizioni il fronte contrario al piano è ampio e compatto.

Per il Partito Democratico, la segretaria Elly Schlein mette in discussione l’approccio scelto dalla Commissione: "All’Unione europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Sono due cose molto diverse". Per il PD, il piano di von der Leyen manca di un "indirizzo politico chiaro verso la difesa comune" e rischia di "agevolare la spesa nazionale senza porre condizioni sui progetti comuni".

Ancora più netta la posizione del Movimento 5 Stelle, che parla di "follia bellicista". La delegazione pentastellata al Parlamento europeo attacca il piano con toni durissimi: "L’Unione europea è nata per mettere fine alle guerre nel continente, non per riarmare gli Stati membri e sfidare sul campo di battaglia le altre potenze nucleari». Il M5S ha anche annunciato una manifestazione il prossimo 5 aprile per dire "no a questa deriva pericolosa".

Alleanza Verdi-Sinistra si unisce al coro delle critiche, con il leader Nicola Fratoianni che definisce von der Leyen "inadeguata e pericolosa per l’Europa". Anche Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, attacca: "Questo piano è follia pura. L’Unione europea deve investire in pace e giustizia sociale, non in armi".

Centristi a favore del piano europeo

Diversa invece la posizione di Azione e Italia Viva, i due partiti centristi che si schierano a favore del piano. Carlo Calenda, leader di Azione, critica chi si oppone: "Sintetizzando: Lega, Alleanza Verdi-Sinistra e Movimento 5 Stelle sono per la resa dell’Ucraina e contro la costruzione di un esercito europeo. Meloni è in bilico così come Schlein sul fronte opposto. Adesso ci sarà da approvare o meno il piano della von der Leyen, cosa faranno le due coalizioni?" Sulla stessa linea Matteo Renzi di Italia Viva che nella sua newsletter scrive: "Servono investimenti in difesa, non solo per comprare pallottole, ma per investire in ricerca, innovazione, startup, laboratori di ricerca."

Un Parlamento diviso: la maggioranza dei seggi è contraria

Se si sommano i voti all’interno del Parlamento italiano, i partiti contrari al piano hanno la maggioranza. Fratelli d’Italia, Forza Italia, Azione e Italia Viva, i partiti favorevoli a ReArm Europe, contano insieme 182 seggi su 400 alla Camera e 92 seggi su 205 al Senato, insufficienti per un voto positivo compatto in Parlamento. Questo il calcolo effettuato da Pagella Politica. Se il governo dovesse esprimersi ufficialmente in aula, le tensioni interne potrebbero aumentare. Il Consiglio europeo straordinario sulla difesa del 6 marzo sarà quindi un banco di prova non solo per l’Unione europea, ma anche per la tenuta politica del governo Meloni e per le alleanze future nello scenario italiano.