Politica
Euro, sondaggio: tonfo dei favorevoli a restare nella moneta unica. I dati
Euro un danno anche per la maggioranza degli elettori del Pd
Sono sorprendenti i risultati dell'ultimo sondaggio realizzato da Eumetra Monterosa di Renato Mannheimer - e diffuso da Affaritaliani.it - sulla moneta unica. In soli cinque mesi è fortemente sceso il numero di italiani che ritiene giusto restare nell'Area dell'Euro. IL SONDAGGIO E LE TABELLE.
Il tema della permanenza nell’Euro del nostro Paese acquista sempre più rilievo. Più di una forza politica sta inserendo la questione come uno dei punti principali della propria comunicazione. Poiché sono molti i cittadini che attribuiscono, in misura più o meno fondata, anche all’Euro i mali della nostra economia e, spesso, persino la precarietà della propria condizione personale.
Tanto che quasi due terzi degli elettori (64%) ritengono che “per l’Italia sia stato un errore entrare nell’Euro”, come emerge da un nostro recente sondaggio. Manifestano un atteggiamento più critico gli intervistati meno giovani (76%) e con titoli di studio inferiori: ma anche tra i 18-24enni e tra i laureati la maggioranza (56%), seppure in misura più contenuta, si dichiara delusa dalla nostra partecipazione alla moneta unica. Considerando l’attività lavorativa, si rileva come l’ostilità maggiore si trovi tra i commercianti, forse più colpiti dall’adesione all’Euro, mentre imprenditori e liberi professionisti sono assai più favorevoli.
Ma l’aspetto forse più interessante è relativo all’orientamento politico. Si poteva dare per scontato che quasi tre quarti degli elettori della Lega Nord (71%) reputassero un errore l’ingresso nella moneta unica. E anche che di questo parere sia gran parte (59%) del seguito del M5S. È però significativo che lo pensi pure il 62% dei votanti per Forza Italia e addirittura la maggioranza (51%) degli elettori Pd.
Il fatto di essere scontenti dell’ingresso nell’Euro è il segno di un malessere diffuso nella popolazione, di cui non si può non tenere conto. Esso non comporta però necessariamente l’adesione totale all’idea di uscirne adesso, anche se questa ipotesi si è andata rafforzando nel tempo nell’opinione pubblica. Di fronte al quesito diretto ed esplicito sull’opportunità dell’uscita dall’Euro, la maggioranza (sia pure piuttosto risicata, 53%) opta per restare nella moneta unica “perché questo ci garantisce stabilità e un’uscita sarebbe negativa dal punto di vista economico”, a fronte del 42% che propone invece di abbandonarla (è significativo che solo una quota minima, 5%, non sa o non vuole esprimere un’opinione al riguardo, segno del grande interesse verso questa tematica). Ancora una volta, i più anziani e i meno istruiti sono più favorevoli all’abbandono, mentre i giovani e i laureati (specie se imprenditori e liberi professionisti) si schierano più decisamente per il “remain”.
Grafico 2 - Valori percentuali
L’adesione alla scelta di rimanere nell’Euro, malgrado il malcontento per la moneta unica, coinvolge, seppure in misura assai diversa, l’elettorato di tutti i partiti. Si va dal 66% tra i votanti per il Pd (il che indica però che ben un terzo degli elettori del maggior partito del centrosinistra è invece per l’uscita dall’Euro) a valori anche di molto inferiori nelle altre forze politiche.
A questo riguardo, diversi esponenti politici – tra cui di recente Di Battista del M5S – hanno proposto l’indizione di un referendum tra gli italiani per decidere sull’uscita o meno dall’Euro. Come si sa, una consultazione di questo genere è impossibile, essendo vietato dall’art. 75 della Costituzione indire referendum abrogativi su trattati internazionali (l’Euro è stato istituito nell’ambito del trattato di Maastricht). Ma se, per assurdo, un tale quesito venisse invece sottoposto davvero agli elettori, come si pronuncerebbero gli italiani? Secondo le ultime rilevazioni campionarie, la maggioranza voterebbe “No” (specie per effetto del voto giovanile), ma in misura complessivamente moderata: 55%. Risultano più propensi all’uscita gli elettori di Forza Italia e quelli della Lega Nord, mentre, paradossalmente, la gran parte dei votanti per il M5S opterebbe per la permanenza nella moneta unica.
Ma il dato più significativo è costituito dal confronto temporale. Rispetto a quanto rilevato nel settembre scorso, la percentuale dei favorevoli alla permanenza nell’Euro appare infatti diminuita.
Insomma, l’atteggiamento critico verso la moneta unica si estende nell’elettorato. È un tema su cui si rileva una grande sensibilità dei cittadini e che dunque può orientare, anche in modo decisivo, i loro orientamenti di voto. Per questo, non c’è dubbio che sarà uno degli argomenti rilevanti nella campagna elettorale per le prossime consultazioni politiche.