Politica
FdI, aderisce Alfredo Antoniozzi: "Ecco perché dopo Fi ho scelto la Meloni"
Ex Dc e Forza Italia, Alfredo Antoniozzi è entrato a far parte di Fratelli d'Italia. E ora spiega la sua decisione
Ex Dc e Forza Italia, Alfredo Antoniozzi è entrato a far parte di Fratelli d'Italia. Antoniozzi, laureato in giurisprudenza, è stato coordinatore provinciale di Forza Italia di Roma fino allo scioglimento del partito sancito con il congresso nazionale del Popolo della Libertà il 27 e 28 marzo 2008. È stato assessore al Comune di Roma, consigliere e assessore regionale del Lazio, con un passato nella Democrazia Cristiana. Negli scorsi mesi ha aderito al partito di Giorgia Meloni, con il quale si è anche candidato alle elezioni europee del 26 maggio.
E ora spiega la sua decisione in un articolo pubblicato su Il Secolo d'Italia:
Circa un anno fa, dopo una vita dedicata alle istituzioni, militando sempre in formazioni centriste, incontro Giorgia Meloni. Ci conoscevamo e stimavamo da tempo, ma contesti storici e percorsi diversi, ci avevano condotto per anni in ambiti “vicini ma lontani “. Anche il linguaggio, il mio carico di “parallelismi convergenti”, il suo schietto, fiero, diretto all’obiettivo, apparivano divergenti. Ma, ed è proprio qui il fatto straordinario, riflettendo, mi resi conto che pur con modi diversi e con percorsi non omogenei, le cose che volevamo e le cose che cercavamo si assomigliavano.
Famiglia, sistema paese, rapporto con i territori, partecipazione, meritocrazia, difesa del “ Made in Italy ‘, sicurezza, l’idea di un’Italia sovrana in Europa, erano tutti valori che ci univano, e allora……perché no ?
É iniziata così una bella avventura, il nuovo progetto per il paese lanciato da Giorgia Meloni ad Atreyu, l’allargamento, la seconda gamba, una nuova frontiera. Insomma, ci ritroviamo in tanti intorno a Lei provenendo da posizioni politiche diverse. Convergiamo su un nuovo progetto per costruire insieme un grande partito di popolo. Per coniugare i valori della destra con quelli del popolarismo, del liberalismo e del riformismo. In quel momento nessuno poteva tacciarmi di essere salito sul carro del vincitore, anzi, molti mi sottolineavano i rischi di questa scelta, FDI era accreditata nei sondaggi intorno al 3%, e la mia scelta, insieme ai tanti amici che mi seguivano , appariva affrettata e ad alto rischio.
Abbiamo osato, sapendo che osare in politica ti spinge a ricercare le soluzioni più coraggiose e non quelle più comode!
In campagna elettorale europea, abbiamo spiegato, pur in pochi giorni, le ragioni di una scelta e, abbiamo ricevuto una entusiasmante risposta. Ma il lavoro più interessante è iniziato dopo le elezioni, quando migliaia di amici in tutta Italia, precedentemente tiepidi, visto il risultato di Fratelli d’Italia, si sono riaffacciati, dando atto della validità della scelta e chiedendo di poter partecipare al nuovo progetto politico.
Ecco dunque cosa farò nei prossimi mesi, si voti o meno, recupererò la volontà dei tanti che hanno voglia di fare politica, hanno voglia di costruire insieme un partito che sia la casa di chi crede ancora nella militanza, di chi dà valore alla persona, di chi non vuole parlare di tutto ma vuole mantenere fede a quello che dice, di chi vuole un progetto di società alternativo alla sinistra ed al m5s, di chi comprende che si può essere uniti nella diversità, e che sa dare a questa parola il giusto valore .
Di chi, insomma, accanto al fragore dei partiti lideristi e padronali, vuole un partito plurale , interclassista con forti radici Cristiane ma laico nelle sue manifestazioni, che non lanci ogni giorno uno slogan, ma mantenga gli impegni che prende, che non sia prigioniero dei cerchi magici, e che consenta ad ognuno di poter aspirare sulla base delle sue capacità.
Per farla breve, un partito normale, di persone normali e non di fenomeni, che sappia parlare agli ultimi, e che sappia dare voce a questi! Voglio dire a Giorgia Meloni di andare avanti, come ha già detto di voler fare. Molti percorrono le strade, ma pochi sono quelli che le indicano, e Lei lo ha fatto! Io ci sono, noi ci siamo.
Fonte: Il Secolo d'Italia