Politica

Festa del lavoro? Meglio la prostituzione

Lavoro: perché è più saggio prostituirsi

Di Tiziano Zarantonello


Un italiano, in un anno, trascorre 1.760 ore lavorando. Centomila ore della sua intera esistenza saranno dunque dedicate al faticare, con il corpo o con la mente, a seconda delle inclinazioni. Per circa cinquant'anni questo italiano mette nelle mani di una ragione sociale il 50% delle proprie ore solari, della propria vita, in cambio di uno stipendio medio di 1.560 euro. Folle, non trovate? “Il lavoro permette di esprimere sé stessi, nobilita l'uomo, la donna”. Ma dove? Il 25% dei lavoratori dipendenti americani afferma che il lavoro è la principale causa di stress nella loro vita. In Giappone la morte per troppo lavoro ha anche un nome, karoshi, e nel 2017 ha ucciso 190 riluttanti stacanovisti. No, nella maggior parte dei casi, il lavoro non nobilita proprio niente.

E ora state a sentire: una escort guadagna tra i 30 e i 150 euro a cliente. La durata media di una prestazione si aggira sui 20 minuti, chiacchiera iniziale e saluti finali compresi. Anche volendo lavorare non più di 2 ore al giorno, minimo 3.000 euro una escort se li porta a casa. Esentasse. Ecco, alla luce di ciò la prostituzione risulta uno dei mestieri più redditizi, forse il più redditizio, tra quelli che non contemplano né l'uso della menzogna, né la prevaricazione sociale, né livelli elevati di stress psicofisico: un rapporto euro/onestà strepitoso.

Cos'è allora che che impedisce a milioni di individui di praticare un'attività in grado di affrancarli sia dalla povertà che dal ricatto delle otto ore? Ho fatto un sondaggio tra le mie conoscenze, eccone il sunto: “Il sesso va fatto solo se senti qualcosa per l'altra persona”. Che il sesso vada sempre a braccetto col sentimento è qualcosa che madri e catechismo hanno tentato di inculcarci per anni e la cui falsità abbiamo potuto constatare più volte durante l'Erasmus. “Il corpo è una cosa troppo bella per mercificarla”: anche ballare è una cosa bella, Carla Fracci lo fa per soldi. Tanti. Nessuno l'ha mai chiamata prostituta, che io sappia. Anche una donna costretta a squartare polli, raccogliere fagiolini, sta usando il proprio corpo per fare soldi. Molto pochi. Che sia più dignitoso del farsi penetrare rimane un giudizio ingiusto, non supportato da elementi empirici. A fotterci in realtà è lo stigma sociale, che vieta di ingoiare qualsiasi cosa non sia la prevaricazione del capoufficio.

Si ma quindi? Ti piacerebbe se tua figlia si prostituisse? Certo, e mio figlio anche. O meglio: vorrei che non fossero costretti a mettere la loro intelligenza al servizio di una macchina da soldi, che non fottessero il prossimo per potersi permettere una macchina, che non dovessero subire soprusi da un capo esaltato e rinunciare alle ore di sole per uno stipendio ridicolo. Un rapporto sessuale retribuito è più distante da tutto questo di quanto lo sia il futuro di un bocconiano. E di una che raccoglie fagiolini.

Fatti non foste a viver come bruti e invece tutti a esultare per un quota 100, neanche avessero detto quota zero: come siete umani voi. Questo per dire che bisogna uscire dalla retorica che l'occupazione è dignitosa a priori. No, fino a prova contraria non lo è. Una Repubblica fondata sul lavoro è una figata se vieni da un periodo di guerra contro i nazisti ma adesso, se premettete, suona più come una condanna. E a celebrarla anche quest'anno ci hanno messo i Negrita, i Subsonica, i Manuel Agnelli, gente che il ricatto delle otto ore è riuscito a mandarlo a fanculo da mo. Buon per loro. La vera figata, infatti, è dedicarsi a qualcosa che ti appassiona e ti fa sentire utile; la figata delle figate sarebbe renderla un lavoro e, badate bene, senza che ci si debba annullare per esso. A queste condizioni sì che possiamo mettere il like al primo articolo della Costituzione, a cantare sotto il palco con i Negrita, altrimenti meglio le marchette.

Perché la prossima volta che, in overdose da straordinari, a bordo di un bolide a rate, incrocerete una donna da marciapiede, dovete fare particolare attenzione. Vi accorgerete che lo sguardo di compassione misto a disapprovazione che le lancerete, è totalmente ricambiato.