Politica
Fratin nel mirino del Foglio di Ferrara: dietro gli sfottò la sfida energetica
Il neo ministro dell'Ambiente Gilberto Picchetto Fratin è colui che dovrà gestire la fetta più cospicura del Pnrr: dietro gli sfottò c'è forse dell'altro?
Gilberto Pichetto Fratin e le fauci di Giuliano Ferrara: il caso dell'articolo ironico pubblicato da Il Foglio
Qualche giorno fa è uscito un articolo corrosivo su Il Foglio che descriveva la figura del nuovo ministro dell’Ambiente (si fa prima a chiamarlo così) Gilberto Pichetto Fratin. Già dal titolo e dal sottotitolo si può intuire il contenuto: “Pichettinelli. Ritratto del tenero pasticcione Gilberto Pichetto, il ministro erede di Cingolani”. “Ministro della Sicurezza energetica quasi per errore, l'infanzia difficile, le gaffe, i sorrisi di Silvio Berlusconi e le sue tre oche. Ascesa di un ministro nel mirino”.
La pseudocrasi “Pichettinelli” è con Toninelli, ex ministro delle Infrastrutture noto per aver parlato di un fantomatico tunnel del Brennero che non esiste ancora e quindi divenuto simbolo per Il Foglio di una certa gestione approssimativa e poco affidabile della cosa pubblica. Quello pubblicato pare uno di quegli articoli in cui più che la manina del direttore Claudio Cerasa si intravvede -neppure tanto in filigrana- la manona di Giuliano Ferrara.
Suo l’astio iconoclasta e suo il sadismo di avventarsi sulla preda indifesa, che questa volta è, chissà perché, il ministro che deve gestire la fetta più cospicua del PNRR. Un fiume di soldi che -oltretutto- dopo la tragedia di Ischia può tornare molto comodo per l’Italia. L’articolo è un mosaico di sfottò ironici giocando sulla (supposta) timidezza del ministro e sul suo nome e cognome doppio e complesso. Si parla di Fratin come “ministro dell’Ambiente quasi per errore” e si descrive la sua “infanzia difficile, i sorrisi, le gaffe”, dipingendolo come una specie di orsacchiotto tenero e pasticcione.
Giulianone è solo il fondatore de Il Foglio e non ha più cariche dirette ma la sua animona aleggia pesante anch’essa nello studio che fu suo ed ora è abitato da “er Ciliegia”, come simpaticamente chiamano a Roma il direttore Cerasa. Ferrara, ricordiamolo, fu ministro di Berlusconi e uomo pagato dalla Cia, come lui stesso orgogliosamente ammise.
Sua fu la responsabilità etica dell’importazione dei talk show di stile trash -si ricordano Linea rovente e il Testimone- direttamente dagli Usa, prima in Rai e poi in Mediaset. Fu lui che segnò il momento di passaggio antropocatodico dalla Televisione seria a quella della “Tv spazzatura”, come lui stesso la definì ironicamente. Dunque questo “mostrar di fauci” con cui Il Foglio ha voluto omaggiare l’incolpevole Fratin deve avere un fine, uno scopo. E qui facciamo una ipotesi che ha dietro il ricchissimo piatto –come detto- del PNRR. Ce ne siamo occupati qui (leggi l'articolo) il 30% circa delle risorse -pari a 57 miliardi di euro- transiteranno dal dicastero di via Cristoforo Colombo.