Politica

Galli della Loggia attacca la Meloni ma non ne azzecca una

Di Vincenzo Sofo

 

Il fatto che Fratelli d’Italia sia diventato il primo partito d’Italia in termini di consenso popolare pare abbia mandato nel panico l’establishment della penisola. Altrimenti non si spiega il grossolano attacco lanciato dalla colonne del Corriere della Sera da un intellettuale come Ernesto Galli della Loggia, incappato - forse preso dalla foga di dover improvvisare un “j’accuse” a priori alla leader di FDI - in una serie di grossolane gaffe.

La tesi di Galli della Loggia è quella banalità trita e ritrita relativa al fatto che se vuole andare al governo la destra deve prima rendersi presentabile, depurandosi delle sue idee e cambiando classe dirigente. Insomma, deve smettere di essere destra e - meglio ancora - diventare sinistra. Poichè, ovviamente, è la sinistra ad avere l’unica classe dirigente autorizzata a governare il nostro Paese. E poco importa se sia la stessa classe dirigente che ci sta mandando in rovina.

Galli Della Loggia articola dunque le sue argomentazioni su tre “insegnamenti” che la Meloni dovrebbe apprendere. Peccato che tutte e tre le sue lectio magistralis siano imperniate su contenuti piuttosto scadenti, talvolta addirittura falsi.

Il primo insegnamento riguarda il collocamento internazionale. L’accusa mossa alla Meloni è di avere alleanze con i governi di Russia, Ungheria e Polonia (definiti regimi) definite politicamente inutili e compromettenti, basate solo sulla condivisione delle battaglie anti lgbt, anti immigrazione e pro vita. Quando invece dovrebbe creare alleanze con Spagna e Inghilterra. Se Galli Della Loggia avesse seguito con attenzione le dinamiche europee avrebbe tuttavia scoperto che le tre battaglie sopra citate rappresentino degli temi cardine dell’agenda della Commissione europea, che i primi a coltivare i rapporti con la Russia si chiamano Merkel e Macron, che Ungheria e Polonia - oltre a rappresentare il sottogruppo (Visegrad) probabilmente più influente della UE - sono considerati degli interlocutori importantissimi da parte rispettivamente di Germania e USA e che il partito dei Conservatori europei del quale la Meloni è leader ha solide relazioni sia in Inghilterra con i conservatori attualmente al governo sia in Spagna con uno dei partiti più importanti che si chiama Vox.

Il secondo insegnamento riguarda il modo di fare opposizione. L’editorialista prende ad esempio i risultati del Rassemblement National nelle recenti elezioni regionali in Francia per dimostrare che fare la destra di opposizione, i “populisti” secondo lui, non paghi. Peccato che fa riferimento a un risultato elettorale che chiunque conosca minimamente la politica francese considerava scontato poichè figlio di un sistema elettorale maggioritario a doppio turno costruito apposta - a proposito di regimi - per impedire alle forze politiche sgradite di salire al governo. E ciò è accaduto, a proposito di pentimenti da compiere, nonostante il Rassemblement National abbia avviato un percorso di progressiva de-destrizzazione.

Il terzo insegnamento infine è quello più grottesco. Galli della Loggia tira fuori la classica carta della disperazione usata dalla sinistra: “la delegittimazione che promana dal loro passato”. Per provare a trascinare la Meloni nel calderone della Seconda Guerra Mondiale, la collega in modo rocambolesco a Marine Le Pen la quale a suo dire ha il torto di simpatizzare per il maresciallo Petain invece che per De Gaulle. Dimostrando per la terza volta scarsa conoscenza dei temi che utilizza per argomentare. Infatti Marine Le Pen, come ha giustamente ricordato la stessa Meloni nella sua lettera odierna di risposta, non si è mai definita petainista ma anzi gollista. E peraltro nell’ambito di una divisione che non riguarda il conflitto mondiale bensì la Guerra d’Algeria. Chi invece ha elogiato Petain nell’ambito delle guerre, ditelo a Galli della Loggia, invece è il suo amato Macron.

Ad “arrampicarsi sugli specchi manipolando o nascondendo la realtà” pare proprio che sia stato dunque Galli della Loggia. Che, probabilmente andato ancor più nel panico essendosi accorto della pochezza contenutistica del suo attacco, è scaduto ancora più in basso: invitando provocatoriamente la Meloni, come prova del suo essere presentabile, a far picchiare i sostenitori di Forza Nuova o Casa Pound.

A voi le conclusioni.