Giuseppe Esposito, chi è il senatore che vuole fare cadere il governo - Affaritaliani.it

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Giuseppe Esposito, chi è il senatore che vuole fare cadere il governo

Esposito è alla guida della fronda interna di otto senatori Ncd per uscire dal governo e quindi pugnalare, in senso politico, Alfano

 

In questi tempi concitati, da tardo impero, le congiure vere e presunte riempiono l’aria immobile di una estate torrida; quelle che sta accadendo in queste ore è significativo: politici del tutto sconosciuti traggono forza dalla debolezza dell’avversario per mostrare quel coraggio che mai hanno avuto quando il loro contendente era in salute.

È il caso di Giuseppe Esposito (il nome ricorda un film di Totò, ma non lo è) che in queste ore ha avuto i suoi cinque minuti di popolarità minacciano sfaceli e cadute del governo.

In una intervista a Repubblica, Esposito non usa mezzi termini: "Dobbiamo uscire dal governo - dice - anche domani".

Giuseppe Esposito, nasce in quel di Pagani (SA) e fin da piccolo fa il sindacalista cattolico nella Cisl di Battipaglia per poi aderire a Forza Italia fino al 2008 quando raggiunge il sogno di una vita: fare il senatore; Berlusconi lo piazza nel cds di Alitalia.

Prima, nel 1994, grazie ad una delle tante associazioni ambientaliste sconosciute, la Kronos, diventa capo segreteria di un sottosegretario di Fi, Roberto Lasagna con Altero Matteoli Ministro dell’Ambiente; si fa due legislature la XVI e l’attuale la XVII e poi abbandona Berlusconi (che lo sistema anche nel cda di Alitalia) per seguire Alfano (però nel rito schifaniano) nell’Ncd nel 2013 riuscendo però a ghermire la vicepresidenza del Copasir, che è l’organo parlamentare che controlla i servizi.

Resta agli onori delle cronache per aver firmato un ordine del giorno in cui si chiedeva la possibilità di estendere il vitalizio anche se la legislatura non è finita.

Da ieri è attivissimo alla guida della fronda interna di otto senatori Ncd per uscire dal governo e quindi pugnalare, in senso politico, il nuovo padre Alfano dopo aver fatto fuori il vecchio, Berlusconi.

Forse il senatore con un odorato finissimo che solo alcune specie politiche posseggono ha fiutato che tira una brutta aria per Alfano sotto il tiro incrociato delle opposizioni e del fuoco amico e quindi vuole abbandonare tosto la nave prima che affondi, presagendo oltretutto nefasti aruspici per il referendum di Renzi in autunno.

Per carità, che un senatore cambi idea una, due, tre volte non è un reato perché una legge bislacca ancora lo consente (il cosiddetto “mandato imperativo”, art. 67 della Costituzione, gentile lascito della Rivoluzione francese); però sarebbe bene smetterla con questi bassi giochini da prima Repubblica; la gente non ne può più e vuole chiarezza di comportamento, altrimenti poi perché lamentarci dei populismi e di Beppe Grillo? Quando si assistono ancora a questi spettacolini viene voglia a tutti di mandare all’aria la baracca e fare i populisti.

Per evitare che l’Italia cada vittima di una ondata di caos anarchico occorre cominciare a stigmatizzare pubblicamente queste transumanze e naturalmente colpire duro chi prospera nel formaggio pubblico.

L’unica cosa è farlo presto: perché se no Grillo si prenderà tutto.