Politica
Governo Meloni: nomi, poltrone, ruoli, pesi tra i partiti. Tutta le verità
Governo Meloni, a Lega e Forza Italia la presidenza delle Camere ma un solo ministero di peso
Elezioni politiche, ipotesi Casellati o Bernini per il Senato e Molinari per Montecitorio
"Ci sarà una trattativa, tra governo e Parlamento". Fonti ai massimi livelli di Fratelli d'Italia spiegano ad Affaritaliani.it che cosa potrebbe accadere dopo le elezioni del 25 settembre se davvero il Centrodestra vincerà e Giorgia Meloni diventerà la prima premier della Repubblica Italiana. Come sottolineano sempre le fonti di FdI, molto dipenderà dal peso elettorale dei partiti, nel senso che se la Lega esce dalle urne con il 15% è conto, ma se si ferma al 10 è un altro. Stessa cosa per Forza Italia, ben diverso è il 9-10% o il 5%. Una cosa è certa: da parte di Meloni non c'è alcun veto alla presidenza della Camera e del Senato agli alleati, ma chiaramente in quel caso "avranno un peso inferiore nell'esecutivo".
Insomma, tutto andrà bilanciato e ben pesato. Per la seconda carica dello Stato, visto che quasi certamente Silvio Berlusconi preferirà restare fuori e giocare un ruolo più di consigliere esterno del governo e garante con l'Europa, non escluso un clamoroso ritorno di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente uscente del Senato, mentre l'altra ipotesi sempre tra gli azzurri è quella dell'attuale capogruppo uscente Anna Maria Bernini. Per Montecitorio si fa con insistenza il nome di Riccardo Molinari, volto televisivo del Carroccio, salviniano doc ma apprezzato anche da parte del Centrosinistra e del Terzo Polo.
Fratelli d'Italia si affretta a frenare gli appetiti leghisti, anche se come detto molto dipenderà dal risultato elettorale. "Di certo non possono avere una Camera, il Viminale e la Giustizia", chiosano dal partito di Meloni. In sostanza, se Matteo Salvini vuole tornare a fare il ministro dell'Interno, magari anche vicepremier di Meloni (si vedrà), di certo Giulia Bongiorno non potrà essere Guardasigilli. Per gli alleati da FdI un ministero di peso, sempre che a Lega e FI vadano bene Montecitorio e Palazzo Madama. Per gli azzurri, ad esempio, non è escluso Antonio Tajani alla Farnesina.
L'altra ipotesi in campo - sempre parlando degli scenari futuri di un esecutivo di Centrodestra - è quella che le presidenze dei due rami del Parlamento vadano a Fratelli d'Italia (Ignazio La Russa al Senato, ad esempio) e in questo caso ci sarebbe più spazio al governo per gli alleati. Salvini punta, oltre a Bongiorno alla Giustizia, a Edoardo Rixi alle Infrastrutture e ai Trasporti, alla conferma di Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo economico e al ministero degli Affari regionali e delle Autonomie magari con Erika Stefani. Oltre a un ruolo di primo piano per Claudio Durigon al Mef (viceministro).